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Quando si pretende di saper fare delle recensioni, si dovrebbe appunto recensire il libro in oggetto (e, laddove se ne sia capaci, dimostrare - e non semplicemente vilipendere senza argomenti - che l'analisi dei testi degli autori che il libro considera sia sbagliata o sovradimensionata: per esempio, è notorio che Voltaire in propri scritti abbia usato espressioni fortemente razzistiche e suprematiste: basta conoscere quegli scritti - sui quali c'è poco da contro-argomentare, dato che esistono - anziché parlare di Voltaire per sentito dire come spesso si fa!), invece si finisce per parlare di temi più grandi che non si conoscono, dicendo per di più inesattezze: "Chiedo per sapere: quale fu la risposta del "Cristianesimo" a queste posizioni illuministe? ci fu un papa che scomunico' gli schiavisti americani o denuncio' il colonialismo europeo? quale fu - per un paio di secoli - l'atteggiamento dei missionari verso le culture indigene africane, americane, asiatiche, se non quello di incomprensione e di condanna?". Già Paolo III emanò un paio di Bolle in pieno Cinquecento (perfino prima della barbarie illuminista dunque) per difendere i diritti delle popolazioni conquistate, riconoscendone l'umanità, i diritti alla terra e alla proprietà, e ad essere liberi dal lavoro forzato imposto dai colonizzatori. Da ciò ne discesero molte esperienze successive di vari missionari amazzonici (anche ma non solo gesuiti) che difesero i colonizzati dalle potenze europee, creando le cosiddette "reducciones" in cui gli indigeni si sostentavano col proprio lavoro della terra, esperienze che furono però spazzate via con la forza dalla sordità del potere laico e secolarizzato che si disinteressò del tutto dei moniti contenuti nel Magistero pontificio. Sicché il punto centrato dal testo di Marsilio si dimostra ancora più correttamente focalizzato e confermato da quelle che pretendono essere critiche "informate" senza esserlo. Leggere e studiare sono cose serie e non chiacchiera da bar.
Ormai incapaci di grandi idee - o anche solo di idee tout court - schiere di "intellettuali", professorini, moralisti campano facendo le pulci alla splendida tradizione culturale che li precede: l'Illuminismo è razzista, l'Ottocento romantico e liberale è colonialista, antifemminista ecc. ecc. Cosa si cela dietro questa desolazione? forse l' anelito alla Civiltà Perfetta, sulla cui impossibilità Leopardi ha scritto passi memorabili nella sua Operetta "La scommessa di Prometeo"; o forse, piu' probabilmente, la meschinità di chi si reputa arbitro e giudice del passato? io propendo per quest'ultima ipotesi. Per quel che possono valere i passatempi di un consigliere comunale, il librino di Marsilio è emblematico di questa temperie: in sostanza si rimprovera all' Illuminismo di non avere avuto quella conoscenza e quella percezione delle culture extraeuropee che sarebbe stata possibilie solo qualche secolo dopo. Qualcuno ha avuto lo stomaco di imputare il "razzismo" illumista alla "perdita di una visione antropologica classica - segnata dall'idea rivoluzionaria di dignità dell'uomo, di ogni uomo, introdotta dal cristianesimo -". Chiedo per sapere: quale fu la risposta del "Cristianesimo" a queste posizioni illuministe? ci fu un papa che scomunico' gli schiavisti americani o denuncio' il colonialismo europeo? quale fu - per un paio di secoli - l'atteggiamento dei missionari verso le culture indigene africane, americane, asiatiche, se non quello di incomprensione e di condanna? fu grazie al "Cristianesimo" che si arrivo' al superamento delle ideologie razziste? a quest'ultima domanda tento anche una risposta: le posizioni razziste sono state abbandonate non grazie al "Cristianesimo", ma per una dialettica interna alla ragione illumista stessa e grazie ad una conoscienza sempre piu' approfondita e simpatetica delle culture extra-europee, conoscienza favorita e resa possibile proprio dall' Illuminismo: a questo proposito rimando a: S. Moravia "Le scienze dell'uomo nel Settecento".
Un buon libro nel suo genere. Tratta il tema del razzismo e dell'eugenetica da una visuale cattolica romana, ed è quindi utile per lo studio della questione dal punto di vista del "razzismo progressista". Da ciò però prende le mosse per parlare di argomenti "di zona" facendo una specie di bignamino del dibattito politico dell'ala politica cui l'autore appartiene sull'argomento. La trattazione è buona, se si vuol considerare il libro come trattazione solo di quel tipo di razzismo. Per avere una panoramica più completa, consiglio di integrare la lettura con altri testi sul colonialismo.
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