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Un libro delicato e ricco di poesia, per donne ma anche per... uomini curiosi del punto di vista femminile, o semplicemente per capire meglio se stessi, a qualunque genere si appartenga. Ai confini tra manuale di auto aiuto (uno dei protagonisti si chiama Self help) e romanzo rosa o amoroso, con brevi ma apprezzabilissimi interludi su concetti di filosofia morale, probabilmente cari all’autrice. Direi che è un genere trasversale; merita cinque stelle per originalità e sforzo documentale. Come romanzo di genere non sono (ancora) in grado di giudicarlo.
Recensioni
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Di storie d’amore hanno raccontato romanzi, saggi, film, teorie filosofiche, psicanalitiche, psicologiche che spaziano da Montaigne a Flaubert, da Freud a Simone Weil, eppure non si è mai sazi di intrecci e di sentimenti, di appassionanti vicende del cuore che, mentre sconquassano la vita dei coinvolti, forniscono quella trama così conosciuta, eppure così sempre nuova da non esaurire mai il proprio potere di emozionare, coinvolgere e, inevitabilmente, incuriosire. La sa bene Filosofia, la coprotagonista dell’agile, divertente e sbarazzino, seppure molto maturo, libro di Ilaria Gaspari, Ragioni e sentimenti. L’amore preso con filosofia (132 pagine, 16 euro), pubblicato da Sonzogno.
E se Filosofia è scritto maiuscolo, contro ogni regola tipografica, non è affatto un caso. «È umana anche la filosofia, che vi piaccia o no», tant’è che la si ritrova sotto forma di ragazza, molto elegante e saggia, che compare come esplicita e metaletteraria allegoria. Mescolando piani e strizzando l’occhio, questo libro è infatti un po’ una godibilissima storia, un po’ un prontuario per approfondire il tema dell’amore e dei sentimenti, un po’ un bignami per ripercorrere le strade di pensatori, scrittori, registi e, totalmente liberi dai cliché, imparare a leggere l’amore con una lente nuova, che mescola le culture cosiddette alte e basse per un unico scopo: vivere serenamente, e con consapevolezza, una storia d’amore.
«Come allegoria, va detto, era quello che era: da molti anni girava il mondo senza troppe pretese, invitata di tanto in tanto in qualche università, un convegno qui, una conferenza là», Filosofia, con il suo aspetto da eterna ragazza e il cambio look che, confacendosi alle mode e ai loro ricordi, cambia ogni dieci anni, incontra proprio in una di queste occasioni accademiche Mina, la protagonista della storia, dottoranda e libraia. Le due diventano amiche e partono per una vacanza ai Caraibi seguite da Self Help, un assistente a contratto di Filosofia che, abbronzato e ambizioso, sostiene che «la cosa più importante è crederci».
La vacanza non è che l’esito di una vicenda d’amore che ha travolto Mina, fuggita con l’amica per riprendersi e, con il giusto distacco, riflettere su quel che le sta accadendo per trovare il bandolo della matassa. Occasione ghiotta per Filosofia, che non vede l’ora di sprofondare in una bella storia d’amore, quelle in cui le piace immergersi dandosi alla lettura compulsiva di romanzi di genere e guardando serie tv. Consigliera impeccabile, Filosofia accompagnerà Mina in vacanza e attraverso cinque tappe di scoperta – cinque capitoli – nel profondo della sua storia d’amore ingarbugliata, fino all’epilogo, per un’autentica storia vissuta con filosofia, risolvendo dubbi, tornando a inciamparsi, tra una citazione letteraria e una visione rinnovata di problemi universali.
Cinque sono anche gli interrogativi che si accompagnano alla vicenda: ci si può innamorare dell’amore?; si può mostrare solo il profilo migliore?; ci si può fidare dei propri desideri?; come si capisce di essere innamorati?; la fedeltà è davvero così importante? Domande enormi, che a tutti è capitato di porsi e che in questa frizzante storia l’autrice riprende con la scusa dei pasticci del cuore di Mina. Si sorride, ritrovandosi nelle pozzanghere dei sentimenti della protagonista, ma si riflette anche, grazie a quel magnifico potere di straniamento che in letteratura, proprio come in amore, consente l’immedesimazione catartica nelle storie altrui.
Che i libri e il potere della filosofia e della letteratura siano affiancati all’amore non è affatto un caso: l’invito di questa storia è proprio quello a porsi domande, e a cercare di rispondersi patteggiando senza sosta tra l’esperienza concreta e vissuta “in pancia” e gli strati di riflessioni, storie, visioni accumulati dall’uomo tra pagine e pagine. La vicenda, di allegoria in metafora, ha al suo centro una libreria, e forse neanche questo è un caso. In appendice a ogni capitolo, breve sosta di respiro tra una vicenda e l’altra di Mina e Filosofia, Ilaria Gaspari introduce una sorta di scheda che dà al libro l’aspetto di un piccolo manuale e che riassume in termini teorici quel che è capitato a Mina, cercando di dare risposta all’interrogativo scatenante di ogni tappa della storia. Ecco così succedersi i riassunti sull’importanza di essere catartici, su autoritratti e bugie, sui misteri del desiderio, sull’amore bisognoso di realtà, e sul rapporto tra lealtà e fedeltà. Un piccolo esercizio di quello straniamento che la catarsi d’amore comporta, e una guida per Mina e per i lettori. Insomma, un’educazione sentimentale portata al razionale grazie alla filosofia, senza tuttavia perdere un grammo della tensione emotiva di un amore. Un esercizio affatto banale, in cui l’autrice si cimenta con controllo e destrezza.
Non stupisce che l’esergo di Ragioni e sentimenti citi Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg: è la leggerezza a pervadere queste pagine. Non, calvinianamente, una leggerezza che fa rima con mancanza di profondità, anzi il contrario: l’imparare la consapevolezza e, una volta digerita la complessità di fenomeni che solo marginalmente possono essere razionalizzati come le storie d’amore, lasciare l’ormeggio e godersi il viaggio, quasi contemplando dall’alto la bellezza e la soddisfazione che si potranno trarre da una rotta pur sempre incerta per sua natura. E poi sorridere, acchiappare la serenità raggiunta e, smettendo di arrovellarsi, cogliere il momento, e capire che a volte è meglio se si impara a scherzarci su.
Qualcosa ci inventeremo, cita l’epilogo, rivelando quel che era già chiaro dal principio delle allegoriche, divertenti ma anche se e sempre umanissime vicende di Mina: una morale, in fondo al libro di Ilaria Gaspari – e in fondo a ogni storia d’amore – non c’è, e nemmeno ci potrebbe essere. C’è invece, in fondo al libro una bibliografia per una piccola biblioteca amorosa, utile mappa per orientarsi nel viaggio senza cadere nelle frequenti trappole e abbagli delle emozioni. Si spazia da libri a film, da capisaldi del pensiero filosofico occidentale a fiction sbarazzine, fino alla filmografia, perché ogni storia, proprio come l’amore, conserva il magico potere di consolare, emozionare, spiegare, intrattenere in un momento di malinconia o incuriosire accendendo la molla che porterà alla prossima pagina, al prossimo amore, alle prossime lacrime e sorrisi, e alla prossima scoperta.
Recensione di Alessandra Chiappori
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