Scelto da IBS per la Libreria ideale perché nella guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989 ci sono le radici storiche di molti equilibri internazionali odierni e l'esperienza dei giovani soldati russi di allora si sta ripetendo nel mondo. Il Nobel all’autrice bielorussa, pubblicatain Italia dai primi anni Duemila, è un premio a chi “ha saputo raccontare la Storia attraverso l'esperienza umana”. - Lara Crinò «Quello che potrebbe risultare un mero catalogo di orrori assume al contrario la commovente potenza evocativa del coro di una tragedia greca. Dove ogni singola voce, con il suo specifico carico di dolore, contribuisce alla ricostruzione di una storia collettiva ancora terribilmente palpitante». - Franco Marcoaldi
Dopo averci fatto ascoltare in Preghiera per Cernobyl’ le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievicˇ fa parlare qui i protagonisti di un’altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila feriti; mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione... Gli afgancy, i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, raccontano ciò che si è voluto nascondere. Accanto a loro, un’altra guerra. Quella delle infermiere e delle impiegate che partirono per avventura e patriottismo. E soprattutto le madri. Dolenti, impietose, stanche, coraggiose.)