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Recensioni I ragazzi di sessant'anni

I ragazzi di sessant'anni di Romolo Bugaro
Recensioni: 3/5

Quello che hai tra le mani è un piccolo romanzo luminoso che ti farà ridere e commuovere. E scoprire con che passo la malinconia e la comicità possano andare a braccetto. Un po' come capita nell'amore, ti sembrerà, leggendolo, di guardarti allo specchio, di riconoscere le tue paure e i tuoi desideri, di vedere il tuo passato, presente e futuro. Perché quei ragazzi di sessant'anni che leggono senza occhiali e vanno in scooter anche d'inverno, che la sera vorrebbero bersi un prosecco con gli amici anche se «a un certo punto della vita gli aperitivi tendono a diradare», che hanno mogli e figli capaci di spiazzarli, idee vive sotto la pelle e un'energia testarda con cui prendere di petto l'esistenza, siamo noi. I ragazzi di sessant'anni sono i protagonisti, anzi il protagonista di questo romanzo, dato che nel libro «I ragazzi di sessant'anni» è un nome proprio, quello del marito di Stefania: un plurale singolare di grande potenza simbolica. I ragazzi di sessant'anni hanno una moglie, due figli, un buon lavoro e sempre meno amici. Hanno vecchi, inquieti amori che non smettono di parlargli in testa. Vestono marchi per giovani, si tengono in forma con una palestrina casalinga e litigano con i ragazzi di ottant'anni, che non mollano e «scartavetrano e martellano e raschiano e grattano e scrostano e trapanano e stuccano». Piú che la morte, temono, forse, i ragazzi di quattordici anni e la loro pazza elettricità. Intorno la città è cambiata, il mondo è cambiato, ma i ragazzi di sessant'anni continuano a essere ostinatamente se stessi. Non sono né depressi né inossidabili: sorridono. Hanno desideri, e paure. E un vicino di casa insopportabile che un po' li intenerisce un po' li infiamma. Insieme alla loro, seguiamo le vite di altri: ragazzine che vagano nella notte rischiando di perdersi per sempre, donne che sembrano destinate al fallimento e invece si rivelano grandi imprenditrici, notai che hanno compiuto un passo falso – tutti vicini e lontanissimi nella luce radente del tempo.

Proposto da Tiziano Scarpa al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione:
«Che cos’ha di speciale, “I ragazzi di sessant’anni” di Romolo Bugaro? È un libro che mette insieme le qualità migliori della tradizione romanzesca. Da un lato, la leggibilità. Dall’altro, la sperimentazione. Quest’ultima è praticata con un espediente semplice e geniale. Il protagonista è un uomo che non viene mai chiamato con nome e cognome, ma con la dicitura “i ragazzi di sessant’anni”. Di conseguenza, anche i verbi che lo riguardano sono in terza persona plurale. Così sembra che ad agire sia una categoria sociologica, una fascia d’età. E infatti, il libro comincia quasi come un saggio o un articolo di costume: descrive come si comportano in generale “i ragazzi di sessant’anni”. Ma poi il racconto si focalizza su un unico personaggio. [...] Attorno ai ragazzi di sessant’anni prende forma una costellazione umana che restituisce il senso di una vita intera, nella fase in cui essa guarda in faccia la propria fine. Fra i romanzi che ho letto in questa annata letteraria, “I ragazzi di sessant’anni” è il più originale e toccante.»

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