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Senza ombra di dubbio Ezra Pound è stato uno dei più importanti poeti del Novecento, ma la sua grandezza spesso è stata oggetto di critiche per la sua simpatia verso il Fascismo; una simpatia mai negata dal poeta e, anzi, pagata a caro prezzo con l'internamento per tredici anni in un manicomio criminale americano in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Quello che costò a Pound la reclusione nell' ospedale psichiatrico di St. Elizabeth fu la collaborazione con il Regime fascista che si manifestò con i radio discorsi, qui pubblicati per la prima volta, in modo incompleto (i radio discorsi sono 120), dalle Edizioni del Girasole nel 1998, in occasione del quarantennale della sua liberazione. Il libro è di notevole interesse anche perché l'editore presenta i testi poundiani con due prefazioni contrapposte di Andrea Colombo e Piero Sanavio i quali, appartenenti a culture politiche di diverso orientamento, esprimono il loro giudizio circa i radio discorsi valutati nel complesso della sua opera. I temi trattati dal poeta americano in questa opera rivolta a un pubblico di lingua inglese spaziano dall'economia all' attualità della guerra in corso, dalla storia alla cultura e filosofia cinesi (Pound tradusse i testi confuciani). Molta parte del pensiero economico poundiano è rivolto contro l'usura e il potere che essa esercita sul potere politico; Pound pur essendo polemicamente antisemita, non arriva a sposare le teorie razziali del nazionalsocialismo, ma si pone sulla stessa linea di Shakespeare del "Mercante di Venezia". Questo libro è decisamente consigliabile sia a chi conosce già le sue opere, sia a chi vi si avvicina per la prima volta, in quanto i cinquanta radio discorsi qui riportati costituiscono un' antologia del suo pensiero economico, filosofico e politico. L'opera poetica più importante resta comunque però i "Cantos", imprescindibile a chi voglia entrare nell'universo del genio del grande Ezra Pound, una delle massime intelligenze "scomode" del '900.
Recensioni
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Fra i1 21 gennaio 1941 e il 25 luglio '43 Ezra Pound tiene un centinaio di discorsi su guerra, economia, politica e cultura dai microfoni di Radio Roma. Il Girasole ne pubblica una scelta di cinquanta pezzi, tradotti dall'edizione del 1978 di L.W. Doob, con due introduzioni, due scritti di Mary de Rachewiltz, figlia del poeta, varie fotografie e un'esaustiva nota bio-bibliografica. Scopo dei discorsi, annotava lo stesso Pound, era indurre il pubblico "ad ascoltare informazioni storiche per poter capire il fascismo e sconfiggere l'alta finanza". In coda al libro, in un inedito mondiale forse del 1958 (l'anno del ritorno in Italia dopo il lungo internamento per "attività antinazionali"), Pound dirà di aver parlato nei radiodiscorsi "da americano su questioni americane", non essendo stato costretto da nessuno a far propaganda per l'Asse e non avendo del resto inteso farne. In effetti, il cuore dei discorsi è l'appello rivolto a inglesi e connazionali perché pongano fine a una guerra che si abbatte sulle vite dei giovani americani e sui migliori sistemi politici del mondo, quelli fascisti, a esclusivo vantaggio d'un pugno di usurai. Pound ha studia-to Brooks Adams, Overholser, È in genere riscontrabile, nella visione poundiana dei processi storici, uno spiccato economicismo ("Fino a quando non saprete chi ha prestato che cosa a chi, non potrete mai capire nulla di politica, non potrete mai capire nulla della storia, non potrete mai capire nulla delle truffe internazionali", dice all'inizio del '41). Oggi, a guidare le danze della speculazione sono i "regimi anglo-ebraici". E non si comprende la storia occidentale sganciandola da "un paio di problemi", cioè "gli ebrei e l'usura". Il rimedio a tutto ciò sarà allora quell'economia dell'autarchia, del giusto prezzo e del podere tipica dei paesi fascisti, le cui riforme, volte a garantire un minimo di benessere ai cittadini, andrebbero difese come cosa sacra. Mussolini non è del resto l'erede dell'ammirato Jefferson, come già detto nel 1935 in Jefferson and/or Mussolini? In Urss invece l'uomo altro non è che materiale da lavoro, mentre in America e Inghilterra dominano i banchieri. Ma più ancora che sistemi politici o gruppi umani (gli australiani sono "sporcizia", lo slavo ha "natura animalesca"), sono i singoli il bersaglio privilegiato dei radiodiscorsi: Wilson è un "gaffeur baccalà", Roosevelt uno "sciocco maledetto", Churchill un "bugiardo fenomenale" che guida un governo di "buffoni consumati". Una vis polemica incontenibile: Stalin - che pure, come Marx, ha il merito d'aver capito il gioco degli usurai - è uno "svaligiatore di treni georgiano", la London School of Economics diventa la London Fool of Economics, la moglie di Chiang Kai-chek "la signora Check", in un caleidoscopico giostrare di calembours e di primi piani improvvisi sul divario spalancatosi fra popoli e governanti, economia e società, politica e cultura. Spesso alla grettezza attuale sono contrapposti il venerato Confucio o il teatro giapponese, mentre per l'Occidente vengono citati l'amico Joyce e Céline, che Pound ammira. Quanto alle due introduzioni, nella prima Andrea Colombo indica l'origine dei radiodiscorsi, in modo corretto, anche se forse troppo esclusivo, da un lato nel pacifismo di Pound (si pensi alla sua missione diplomatica prima dello scoppio del conflitto per migliorare i rapporti Usa-Italia), dall'altro nel suo patriottismo; ma, come lascia perplessi il ridimensionamento dell'antisemitismo dello scrittore, accostato - con scarso senso della storia e delle proporzioni - a quello di Dante e Shakespeare, così stupisce veder definiti i protocolli dei Savi Anziani di Sion un "presunto falso" (cfr. "L'Indice", 1999, n. 6 per una recensione a Il manoscritto inesistente. I "Protocolli dei Savi di Sion": un apocrifo del XX secolo di Cesare G. De Michelis). Piero Sanavio da parte sua rivendica la necessità di scindere in Pound lo scrittore dal politico, come s'è già fatto con altri grandi: altrimenti, scrive, "finiremmo per censurare Dante per le sue simpatie imperiali, così antiitaliane", o Proust perché nel '14-18 "difendeva in Francia la musica di Wagner". Qui, come si vede, i paragoni sono davvero della massima incongruità. Sanavio giudica poi Pound non riconducibile al fascismo, per il suo rifarsi a "un'utopia tardo medievale" e anche perché di fatto "mai esistette un'ortodossia fascista poundiana". Ci si chiede però se sia mai esistita, da Mussolini in giù, un'ortodossia fascista tout court. Del resto, anche l'antisemitismo di Pound è a prima vista ambiguo, ma se in una lettera del '51 leggiamo che gli usurai in effetti "non hanno razza", nei radiodiscorsi il mondo è spesso suddiviso in "ariani" ed "ebrei". Dunque un fascismo classico proprio perché non "ortodosso" e un antisemitismo certo anche indotto da teorizzazioni economiche, ma sfociante alla fine in ben note tipizzazioni antropologiche. Il tutto nel contesto d'un pensiero che pare avulso dalla concretezza del reale e del divenire storico.
recensioni di Rocca, D. L'Indice del 1999, n. 09
Douglas: urge una riforma monetaria che stronchi la speculazione su inflazione, deflazione, valore dell'oro e armi avviata a fine Seicento dalla Banca d'Inghilterra, affermatasi in America con il 1861-65 e trionfante con la guerra del '14-18.
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