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Finito ieri di leggere, letto tutto di un fiato! Che dire...uno strumento utile per noi genitori e una testimonianza ancora più utile per TUTTI perché racconta verosimilmente tutte le sfumature delle emozioni di un bambino/ragazzo alle prese con la sua complicata quotidianità.😊 Tuttavia la parte che ho amato di più è senz'altro quella finale che ho sentito particolarmente mia, laddove l'autore spiega che non è la tristezza la conseguenza che scaturisce dalla durezza della vita di un disprassico ma la malinconia creativa. ❤️❤️❤️
Recensito in Italia il 29 agosto 2020 È un racconto di forte sapore autobiografico e colpisce con la sua cruda sincerità, l’onestà e la franchezza. L’autore non parla solo dei problemi di imparare ad allacciare le scarpe o andare in bicicletta. Racconta prima di tutto dei sentimenti: dell’impossibilità di sentire il proprio corpo o di parlare con una ragazza che piace, dei suoni che possono diventare una tortura, del bullismo e prese in giro. Degli “amici-non amici” – che ti tengono la compagnia non per la propria scelta, ma perché sono figli degli amici di famiglia, studiano nella stessa classe o vivono nella casa accanto. Il libro racconta anche di tanti momenti felici - della famiglia, degli amici, del contatto con la natura, dell'esperienza di scoutismo. La disprassia non si può guarire, ma si può imparare a vivere con “Lei”: trovando un ritmo di vita diverso, più lento, ma più adatto. A prima vista può sembrare che “Racconti disprassici” sia un libro per pochi – per chi, come l’autore, conosce la disprassia dall’esperienza diretta. Si potrebbe pensare così se il libro non si aprisse con una dedica: ” A tutti gli ‘strani’ di questo mondo”. Se vi è capitato almeno una volta sentirsi strano o inadeguato, il libro parla anche di voi.
“L’aprassia è l’incapacità di eseguire atti motori in assenza di disturbi della motilità, della sensibilità o di alterazioni della comprensione, dell’attenzione o della coscienza”. Questa è una definizione che si trova in un rinomato testo di medicina che, per quanto complessa, non riesce a nasconderne le debolezze. La diagnosi richiede uno scrupoloso esame obiettivo e accertamenti per eliminare ogni altra possibile causa, rendendola quindi una diagnosi di esclusione. Forse definizione più corretta e che circola nel mio campo è la seguente: “l’aprassia è la tomba del Neurologo!”. Ancora oggi questi disturbi sono poco conosciuti ma per fortuna la medicina è in continua evoluzione, con la speranza fondata che il progresso ci porti a comprenderli e curarli sempre di più. Pierluigi ci porta a fare un viaggio nel mondo della disprassia, che coinvolge a tutto tondo la vita di una persona, dalla scuola allo sport, dalle amicizie all’amore. L’Autore ci mostra quello che la “Nemica-Amica” toglie ma soprattutto quello che dona, come una profonda sensibilità e capacità di guardare con occhi sempre meravigliati la magia del mondo che ci circonda. Nel mondo dell’efficienza, dove si pretende che una persona sia atletica come un calciatore di Serie A e intelligente come un premio Nobel, è invece nella ricerca di ciò che ci caratterizza e ci rende a nostro modo speciali che ognuno di noi può trovare la sua Strada per realizzarsi. Un percorso difficile questo è certo ma che non spaventa a chi piace camminare…sempre secondo il proprio passo!
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