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Con una polifonia di voci Anna Turra racconta la storia della sua famiglia e compone "quasi un piccolo romanzo del secondo Novecento costruito per flashback". La lettura del libro riserva il sorprendente incontro con "gente di una volta che sembrava scomparsa per sempre", la loro umanità, i loro affetti, valori e sentimenti come in Temp de guèra in cui la gagliarda nonna Carla ricorda i momenti difficili da lei vissuti con fierezza, rettitudine e orgoglio, attenta ai bisogni degli altri ed innamorata della vita e del suo Gino. L'orgoglio anima anche il protagonista di Gente di fiume, un giovane e tenace operaio, che si riscatta da un'esistenza di stenti affermandosi nella dura ed affascinante disciplina della canoa. Natale 1944 è ambientato in un piccolo villaggio delle Ardenne e rievoca il dramma vissuto dalla giovane protagonista nella notte di Natale, non pervasa come vuole la tradizione da sentimenti di pace, ma lacerata dai bombardamenti e sconvolta dalla paura. Negli altri racconti l'autrice, attingendo dai ricordi più intimi, narra in presa diretta la saga della sua famiglia in un singolare e fitto intreccio di generazioni, luoghi, tradizioni e modi di dire. In Lobelia di giugno lo zio Antonio rivive con nostalgia i momenti belli della sua vita sull'eco delle spensierate voci dei nipoti e "lasciandosi coinvolgere dalla loro allegria". In Sant'Andrea - elegia alla "radice prima e ultima di questi racconti" - Turra magnifica il luogo in cui è nata rievocando le vicende di quel microcosmo "solidale e irrimediabilmente scomparso" dove "era tutto così sereno e pulito". In questo toccante racconto si possono percepire echi di voci perdute, come ad esempio la recita del rosario nella "dolcezza di quella preghiera corale che coniugava dialetto e latino e trasfigurava l'aspro accento delle campagne nell'abbracciare l'angoscia, nel portare insieme un peso". La stessa cifra di emozioni e sentimenti la si può trovare in Case nuove, titolo che rimanda alla zona periferica
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