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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2012
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Dare un parere più che una recensione vera e propria su questo libro, non è una cosa facile. E questo è dovuto anche al fatto che il genere (Noir) desta sempre un po' di sospetto in chi legge; mi spiego meglio. Quando si intraprende una lettura del genere, si parte dal concetto che l'autore esaspererà ogni avvenimento per suscitare, appunto, emozioni forti. Leggendo le vicende di Michele tutto questo appare esasperato, ma mai ovvio o scontato. Sembra quasi di essere sul posto tanto le parole riescono a dare spessore alla vicenda; e questo vale anche per l'altro Michele, il principe degli Arcangeli. Quello che all'inizio appare un incubo sognato e vissuto più che dalle vittime, proprio dal protagonista, mano a mano che si procede nella lettura, diventa una scheggia di follia che lentamente prende una forma precisa, quella del Golfo dei poeti. Ed è questo che alla fine rimane: la follia di una vita normale. Ma prima di giungere a questo traguardo, quasi un travaglio necessario, sia l'uno che l'altro Michele, sconteranno il peso del loro destino fino a confondersi fra di loro, fino a non distinguere più ciò che è bene e ciò che è male, fino a illuminare quel demonio che sembra il vero artefice delle loro vite e del loro destino, ma che, forse, non vorrebbe altro che starsene in pace e per i fatti suoi. Un romanzo che, intervallato come apertura del capitolo da un brano di una canzone o da un passo delle Sacre Scritture, merita di essere letto masticandone il sapore aspro e caldo come quello che può dare il riconoscimento del proprio io, continuando a masticare ogni parola e ogni visione che le parole dipingono come una possibile realtà, in un mondo non troppo irreale.
Sottotitolo "senza rancore, quant'è vero Iddio" e sulla copertina c'è disegnato un angelo visto di spalle vestito di bianco e con una spada verde brillante: cosa ci regalerà la lettura di questo libro? Paolo Logli, sceneggiatore, autore teatrale, scrittore e regista di origine spezzina, ci regala una storia che definirei un affascinante melange di visionarietà e fede abilmente mescolate in una trama da thriller "innaffiata" da un bel po' di horror trattato, però, con una sublime ironia. Risolviamo, prima, l'enigma del titolo: che vuol dire "quis ut Deus"? E' il motto dell'arcangelo Michele e può significare "chi, come Dio?" oppure "Chi, se non Dio?" o ancora "Chi, al posto di Dio?": Come vedete molte le ipotesi perché la realtà è variegata e molteplice, piena di sfaccettature. E' un libro che affascina, intriga, fa riflettere, non lascia indifferenti; particolari e pregnanti sono le citazioni, poste a inizio di ogni capitolo, tratte, per la maggior parte, dall'ultimo dei libri della Bibbia, l'Apocalisse di san Giovanni Apostolo, ma ci sono anche versi di canzoni di Lucio Battisti, George Brassens, Roberto Vecchioni, Alberto Fortis, New Trolls, Francesco Guccini. Seguiamo le vicende di Michele, pittore di successo, che decide di ritornare, a cinquant'anni, nella sua città natale, La Spezia, per godersi un periodo sabbatico; ma questa decisione sarà il fattore scatenante di uno "smottamento di rancore" e di una voglia di rivincita rimasta nascosta da decenni, latente in fondo all'anima. E questo rancore si trasformerà in follia e in un crescendo di orrore, sempre però descritto con deliziosa ironia, che verrà fermato solo dall'altro Michele, l'Arcangelo, il quale comincia a invadere i suoi sogni e infine andrà da lui, mandato da Dio, insieme a un compagno un po' particolare: Lucifero.
Un Arcangelo pasoliniano. "Oggi si deve uccidere, voi non avete idea di quanti siano a crederlo. PPP". Le tre P della firma di Pierpaolo Pasolini-"PPP"- per strana coincidenza, sono anche le tre lettere che il serial Killer, dell'agile e godibilissimo noir di Paolo Logli "QUIS UT DEUS", incide sul corpo delle sue vittime; quasi a richiamarne il tempo e l'occasione (la morte). Nel romanzo di Paolo Logli la veemenza della vendetta è filtrata e resa in una sorta di nebulosa poetica e divina di matrice biblica: la presenza dell'arcangelo vendicatore, Michele, difensore della purezza e dell'obbedienza a Dio e inesorabile fustigatore del male corruttore istigato sibillinamente dall'arcangelo ribelle: Lucifero; l'antagonista che ha osato ribellarsi per superbia e ambizione. Nella bibbia non c'è filosofia ma situazioni concrete il cui sviluppo conduce alla regola, norma o legge che governano l'umanità. Il romanzo di Paolo Logli rispetta questa concretezza; descrive situazioni e da queste se ne deduce la legge. Il quadro che il serial killer ha in elaborazione, con l'immagine dell'arcangelo Michele che aleggia sull'amato golfo dei poeti per esempio, richiama la parte finale del primo versetto della Genesi "...e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". Ciò che resta dopo aver letto questo romanzo, è che dominante aleggia nel cielo dello splendido golfo, l'immagine caustica ed enigmatica dell'Arcangelo Mi Ka El che l'autore Paolo Logli ci restituisce in queste movimentate, lucidissime e anche poetiche pagine. Quell'angelo redentore (o vendicatore che dir si voglia) che Pasolini non è riuscito a trovare nel suo immaginario poetico, per nostra fortuna lo ha trovato Paolo Logli in Quis ut deus.
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