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Questioni Internazionali - Francesco Crispi - ebook
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FRANCESCO CRISPI: Questioni Internazionali DAL LIBRO: L'irredentismo anti-austriaco nacque all'indomani della disgraziata campagna del 1866. Ognuno sa che il 25 luglio di quell'anno Garibaldi fu fermato sulle balze del Trentino e obbligato a ripassare la frontiera da un telegramma del Capo dello Stato Maggiore, e ministro presso il Re, generale Lamarmora, nel quale era detto che «considerazioni politiche esigevano imperiosamente la conclusione dell'armistizio» e il ritiro dal Tirolo delle schiere garibaldine. Garibaldi obbedì a malincuore e nel paese rimase l'impressione che si sarebbero allora ottenuti i confini naturali d'Italia alle Alpi Giulie se la guerra non fosse stata condotta con incoerenza inesplicabile e se la pace non fosse stata conclusa affrettatamente. «Una sera - ha lasciato scritto Crispi - il discorso cadde sulla guerra del 1866. Io gli chiesi [al principe di Bismarck] perchè non levò la sua voce per fare avere all'Italia il Trentino. Egli mi rispose: la questione della cessione dei territorii fu trattata e definita tra i due imperatori, Napoleone e Francesco Giuseppe, prima della conchiusione della pace, senza il nostro intervento. Appare chiarissimo - soggiunge Crispi - che l'intervento di Napoleone nelle cose nostre fu anche nel 1866 funesto all'opera della unificazione italiana. Nè noi, nè la Prussia potemmo spiegare la nostra volontà. Fu dato il Veneto entro i limiti delle frontiere amministrative impedendoci di ottenere le Alpi orientali.» Altrove abbiamo narrato le vicende del movimento irredentista, che ebbe dapprima (1868) a suo centro il comune di Palmanova presso la frontiera austriaca, e un giornale, Il Confine orientale d'Italia, che cominciò le sue pubblicazioni a Udine in gennaio 1870; abbiamo altresì accennato incidentalmente all'azione esercitata da Crispi in favore dei sudditi austriaci di nazionalità italiana. Qui vogliamo documentare con dati precisi l'accorgimento col quale l'on. Crispi regolò durante il suo governo le relazioni italo-austriache, difficili e delicate tra le agitazioni irredentiste e le esorbitanze della polizia politica dell'Austria. Non si deve tacere che Crispi non pensò mai che gl'italiani potessero rinunziare ad ottenere la loro frontiera naturale coll'impero austriaco. Egli pensava che è debole uno Stato le cui frontiere sieno aperte e deplorò più volte che i ministeri italiani non avessero saputo cogliere le occasioni favorevoli per definire la questione rimasta insoluta nel 1866. Una lettera privata del 1.° luglio 1891 ci rivela che Crispi contava di affrontare quella questione in occasione del rinnovamento del trattato della Triplice Alleanza. Dopo avere risollevato il prestigio dell'Italia e acquistato personalmente autorità e fiducia presso il governo austriaco, Crispi sperava di riuscire. Ma, come è noto, egli lasciò il governo (31 gennaio 1891) circa un anno e mezzo prima che il trattato scadesse (30 maggio 1892). Nella citata lettera Crispi scriveva: «Al 1882 non ci volevano nella lega perchè non avevamo un esercito importante; perchè si diffidava di noi, e per gli elementi irredentisti nel gabinetto e pei ricordi del 1866. Oggi ci vogliono, e l'alleanza con l'Italia è festeggiata a Berlino e Vienna. Perchè? Pel milione dugentomila soldati che possiamo mettere in campo, e per la sicurezza che faremo il nostro dovere. Nel rinnovamento del trattato potevamo far sentire il peso delle nostre forze. Lo si poteva e si doveva, chiedendo per compenso almeno una rettificazione delle frontiere. E l'avremmo potuto ottenere, sapendo agire. A Vienna se l'aspettavano; e Berlino avrebbe pesato sopra Vienna.»
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