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Karl Marx attacava l'idea di diritti umani indiiduali come una sicura garanzia che l'individualismo avrebbe disgregato la società e che a trarne vantaggio sarebbe stata soltanto la borghesia.Scriveva infatti"Non sono altro che idiritti goduti dai membri di una società borghese,vale a dire i diritti di individui egoisti,i diritti di chi è distaccato dall'umanità e dalla comunità"Marx dava per scontato il concetto dei diritti civili,o diritti individuali di ogni singolo membro della società civile,che probabilmente rientrano nella categoria dei diritti umani di seconda generazione.(DaisakuIkeda).
Karl Marx (1818-1883) nacque a Treviri da una famiglia di origine ebraica. Il padre, dopo le leggi razziali, rifiutò la fede e continuò la professione di avvocato. Marx studiò a Bonn e a Berlino e si laureò in filosofia. Si dedicò al giornalismo e per le sue idee rivoluzionarie si trasferì a Parigi. Qui conobbe Engels, Proudhon, e Bakunin, anarchici e precursori del socialismo. Nel 1848, con Engels, pubblicò a Bruxelles il Manifesto del partito comunista. A Londra nel 1864 fondò la prima Internazionale dei lavoratori e nel 1867 cominciò la pubblicazione del Capitale, la sua più celebre opera, che fu ultimata con il terzo volume nel 1894. Tra i suoi scritti giovanili figura anche La questione ebraica. Qui Marx tratta anzitutto del contrasto tra ebrei e cristiani: “La forma più rigida del contrasto tra l’ebreo e il cristiano è il contrasto religioso. Come si risolve un contrasto? Rendendolo impossibile. Come rendere impossibile un contrasto religioso? Eliminando la religione. Quando ebreo e cristiano riconosceranno che le reciproche religioni non sono altro che differenti stadi di sviluppo dello spirito umano, non sono altro che differenti pelli di serpente deposte dalla storia, e che l’uomo è il serpente che di esse si era rivestito, allora non si troveranno più in rapporto religioso, ma ormai soltanto in un rapporto critico, scientifico, umano. La scienza sarà allora la loro unità”. La religione è relegata alla sfera privata: “L’emancipazione politica dell’ebreo, del cristiano, in generale dell’uomo religioso, è l’emancipazione dello Stato dal giudaismo, dal cristianesimo, in generale dalla religione. Nella sua forma, nel modo proprio alla sua essenza, in quanto Stato, lo Stato si emancipa dalla religione emancipandosi dalla religione di Stato, cioè quando lo Stato come Stato non professa religione alcuna, quando lo Stato riconosce piuttosto se stesso come Stato… Lo Stato può dunque essersi emancipato dalla religione, persino se la stragrande maggioran
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