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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una storia da cui mi aspettavo molto ma che purtroppo non mi ha trasmesso alcun tipo di emozione e che non mi ha lasciato dentro niente. Peccato.
Tanti bei personaggi secondari non riescono a compensare il pessimo protagonista (che non è la musica...). William è antipatico, stupido, egocentrico. Per tutto il racconto sembra di assistere a quei film horror nei quali il giovane di turno, invece di scappare, va incontro al proprio assasino. Il racconto poi è esile, anche nelle ultime 40 pagine nelle quali i colpi di scena (alcuni veramente prevedibili) si susseguono fino alla tronca conclusione (in contrasto con la precedente prolissità di particolari). La storia d'amore patetica non coinvolge, e molto più credibile il raccontino conclusivo...
carino e scorrevole ma inferiore rispetto agli altri. coe era ancora in fase di rodaggio...
Recensioni
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This night has opened my eyes è una canzone di Morrissey e proprio gli Smiths, con le loro sonorità anni ottanta, fanno da colonna musicale a questo romanzo sul disagio giovanile pieno di ironia e dal sapore molto inglese. William, il protagonista, è un musicista che sogna di sfondare nel mondo del pop e nel frattempo sbarca il lunario lavorando in un negozio di dischi; ai suoi occhi di provinciale, Londra non è altro che una città insopportabilmente mediocre dove tentare la fortuna, dopo essersi lasciato alle spalle un'abortita carriera universitaria, e magari sposare la ragazza con cui esce, la bella e inespressiva Madeline. Una totale incapacità di decodificare la realtà che lo circonda unita a una certa tendenza a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, tuttavia, lo trascinano in vicende da genere noir, con tanto di omicidi e atmosfere surreali. Fino al colpo di scena finale, geniale parodia della tanto attesa risoluzione degli eventi. Il bel romanzo, scritto nel 1990, viene ora pubblicato da Feltrinelli con una cornice: un'introduzione autobiografica, in cui l'autore stesso parla del proprio rapporto con la musica, e un racconto posto in appendice, V.O., in cui ritroviamo William a cinque anni di distanza, quando è ormai un affermato compositore di colonne sonore alle prese con una goffa relazione extraconiugale. Qui Coe sceglie di abbandonare la Londra delle suggestioni romantiche per il jet set del cinema, che però sembra, in fondo, sentire davvero poco, con il risultato che il racconto risulta sottotono rispetto al romanzo. Fa riflettere, comunque, l'amaro sense of humour implicito nella trasformazione del "sogno pop" in colonna sonora da film di serie B.
Serena Corallini
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