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No Fabrizio, continua con la "Cognizione del dolore". Per conoscenza, meriterebbe una visione anche il film "Un maledetto imbroglio" del grande Pietro Germi, ispirato dal capolavoro gaddiano.
Difficile il romanesco; difficile nella struttura e nel linguaggio stesso. Storia semplice semplice ma la potenza di Gadda è indiscussa. Da leggere con attenzione e da rileggere. Il voto è dovuto al fatto che non è molto fluido, ho fatto veramente fatica a finirlo. Della grandezza dell'autore non si discute, ma la mia avventura gaddiana, ahimè, finisce qui.
E' un romanzo pieno di risposte non date ai quesiti che l'autore fa sorgere in noi. I fatti narrati sono intricati ma semplici: si cerca un ladro ed un omicida; se il primo é identificato con certezza, per il secondo si intuisce solo che l'investigatore ha probabilmente capito di chi si tratti. Gadda ci lascia con un finale aperto che trasforma il giallo in una novella pirandelliana, in cui non è possibile avere certezze su tutti gli avvenimenti. Il linguaggio usato é un ardita commistione di romanesco, di linguaggio erudito, di concetti tecnico scientifici, con citazioni dalla storia dell' arte e dalla letteratura, in cui dialetti, lingue antiche e lingue moderne estere si miscelano a tratti. Gadda ci ha dato un opera difficile da catalogare, ma certamente stimolante, con un messaggio, a mio parere, pessimistico d'invito alla rinuncia a comprendere la complessità dell'esistenza, complessità che viene rappresentata con periodi dal linguaggio ermetico, ma sapientemente cesellati nella costruzione. Non manca l'umorismo, ma è un debole colpo d'incontro in un duro match pugilistico fra noi ed il suo barocchismo.
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