In questo libro, Luisito Bianchi - vissuto in un paese della piana lombarda "dallo scanzonato e solenne nome di Vescovato" - trasforma la sua infanzia e giovinezza contadina in racconto. Ne ricava un lunario, un calendario di storie - in cui le stagioni dell'uomo sono quelle scandite dai ritmi della terra - che il lettore scopre con sorpresa vicine e, soprattutto, liete. Ripercorrere il proprio passato è per l'autore un modo di esprimere gratitudine alla vita. Queste pagine, dice, sono "a forma di dittico, ossia di due ante che si aprono e chiudono quando si vuole". Nella prima anta, Le quattro stagioni d'un vecchio lunario, si legge "un grazie avvolto nella letizia dei giochi d'infanzia, quando non c'era giorno che non fosse gioco; nella seconda, Piccoli schizzi di care memorie, il grazie assume il volto di personaggi, di persone care, di luoghi".)
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