Sembrava che la fama di Wilfred Thesiger, straordinario esploratore inglese, uomo d’azione che si sentiva vivo soltanto quando sfiorava la morte, dovesse essere affidata a un solo, irripetibile libro: Sabbie arabe, il racconto epico dalla traversata del Rub al Khali, il deserto dei deserti. Poi, un giorno del 1951, Thesiger scese nel sud della Mesopotamia, la terra chiusa dal Tigri e dall’Eufrate, e fu come entrare in un paradiso perduto. In primavera, le nevi, che si scioglievano sui picchi più alti della Persia e della Turchia, gonfiavano il Tigri e l’Eufrate, e le Paludi erano il risultato dell’inondazione e della dispersione dei due fiumi: un mondo acquatico, popolato da uccelli paradisiaci e piante gigantesche, dove gli Arabi si spostavano remando su barche leggere e costruivano con i giunchi immense, fantastiche cattedrali sostenute da un’architettura audace, come mai se n’erano viste. Il racconto incantato di questo Eden, non a caso situato nella stessa area dell’Eden biblico, ha i toni dell’idillio e il fascino dell’iniziazione a una cultura all’epoca sconosciuta e già declinante.)
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