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Anno edizione: 1998
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Un altro bel giallo con Belascoaran protagonista: breve ed efficace. E con Paco Ignacio Taibo II a far da guest star.
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Dopo il debutto in Giorni di battaglia (1986; Tropea, 1998), il detective Héctor Belascoarán Shayne fa ritorno a breve distanza con questo Qualche nuvola. In entrambi i casi, si tratta di romanzi dalla struttura lineare e ligi a quell’impianto narrativo che caratterizza i più classici prodotti del genere poliziesco – posizione dell’enigma, indagine, risoluzione dell’enigma – e che aveva già sorretto soprattutto due titoli di Taibo II già pubblicati in Italia: Sentendo che il campo di battaglia (1994; Tropea, 1996) e Ma tu lo sai che è impossibile (1995; Tropea, 1997), questa volta costruiti intorno al personaggio della giornalista-detective Olga Lavanderos. Tuttavia, linearità della struttura e osservanza del classico impianto narrativo sono lontani dall’esaurirsi nella proposta di consueti romanzi a enigmi. A Taibo II interessa dar a leggere quadri della società messicana degli ultimi decenni, senza risparmio di fondali dominati dalla più bieca corruzione e di tinte forti sconfinanti nei colori del pulp. Così, nel predominio di tali intenzioni, l’enigma finisce per ridursi ai minimi termini, mentre acquistano spazio scene in cui hanno la meglio i pestaggi, gli stupri e un vasto campionario di abusi fisici e morali. Il tutto sullo sfondo di una metropoli deprivata di ogni ordine, immersa nel caos più devastante, pervasa da una derelizione da cui chiunque si ritrova sopraffatto. In particolare in Qualche nuvola non è certo l’enigma posto in apertura – qual è la provenienza delle ingenti somme di denaro di cui si scopre erede una vecchia compagna di scuola di Héctor Belascoarán Shayne? – a tenere desta l’attenzione del lettore. Anche perché, quasi contemporaneamente alla domanda, viene indicata la risposta e, insieme a questa, la trama che, con pochi scarti rispetto al prevedibile, si articolerà fino al disvelarsi dell’ormai ovvio mistero. Strutture narrative articolate secondo tali modalità hanno a suo tempo contribuito al trasformarsi del canonico romanzo poliziesco a enigmi in quell’ormai altrettanto canonico genere narrativo detto hard boiled. Lì, la tensione determinata da un oscuro evento criminoso su cui a poco a poco si faceva luce, veniva sostituita da una serie di rischiose quanto violente peripezie attraverso cui passavano – nel pericolo di soccombervi – uno o più personaggi. E, infatti, la struttura di Qualche nuvola, come pure quella della precedente avventura narrata in Giorni di battaglia, sembra collocarsi a mezza strada fra un rassicurante romanzo alla Agatha Christie e le più efferate narrazioni di cui James H. Chase ha fornito esemplare prova in Niente orchidee per Miss Blandish (1939; Mondadori, 1990). Ma bisogna dire che, conclusa la lettura di questi romanzi firmati da Taibo II, rimane forte l’impressione di essere usciti da un testo scritto un po’ troppo in fretta, messo insieme senza l’intervento di espedienti originali, fatto funzionare secondo un meccanismo scontato, che ha girato a vuoto fra una scazzottata e qualche costola rotta. Meglio, molto meglio, certi altri romanzi polizieschi dello stesso autore, come La bicicletta di Leonardo (1993; Corbaccio, 1994) e A quattro mani (1991; Corbaccio, 1995), la cui complessità poteva forse inizialmente disorientare, ma che – col procedere della trama – si rivelavano frutto di un lavoro assai abile nel montaggio dei materiali narrativi e nella proposta di radiografie del mondo messicano, magari sulla linea di frontiera con gli Stati Uniti.
recensioni di Morino, A. L'Indice del 1999, n. 06
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