Montreal, gennaio 1966: una morale dominante spietata quanto il clima. Una giovane donna, Céline, affetta da nanismo, osa superare i propri limiti e quelli imposti dagli altri. Complice della sua emancipazione sempre più completa e originale, la scrittura di un diario, che poco a poco svela in modo lucido e tagliente quali sofferenze hanno reso eccezionali le sue scelte, anche quella, solo apparentemente insignificante, di fare la cameriera. Il Sélect, il locale dove lavora, è uno dei ristoranti più economici del centro di Montreal, luogo di ritrovo della malavita quebecchese ma soprattutto delle prostitute e dei travestiti tra i quali, complici anche i frequenti turni di notte, Céline si è ritagliata un ruolo che tutto sommato ama. Ma una collega si ammala e Céline viene assegnata per un certo periodo ai turni di giorno, il che le dà modo di interagire con avventori ben diversi. Questo cambio di abitudini porterà nuove conoscenze e scatenerà una serie di eventi che spingeranno la protagonista a dichiarare a chiare lettere la sua diversità fisica, la fonte di molte delle sue sofferenze, a ripercorrere la storia della sua vita e a tentare un estremo riscatto di sé. La vita di Céline è, per citare uno dei personaggi del romanzo, "più semplice e più complicata" di ciò che si immagina. Le pagine ciniche e piene di humour del suo diario rivelano la volontà di crescere attraverso la scrittura e soprattutto la determinazione a riscattare la propria condizione in modo assolutamente personale. Pertanto, se la prima possibilità di emanciparsi non corrisponde alle sue aspirazioni, ebbene, Céline ne farà un'occasione per affrancarsi dalle catene familiari nel modo contraddittorio e crudele che le è proprio. Come spesso capita anche nel mondo reale, non è chiaro se il suo gesto di ribellione alla figura materna sia una vittoria o una sconfitta, certo è che sarà per lei l'inizio di una nuova vita, anticonformista e indipendente. Particolarmente degna di nota è la coerenza dell'autore nella scelta di un intreccio nel quale "la luce" verso la quale tende la protagonista e cui allude il titolo della seconda parte del romanzo è rappresentata da ciò che il pensiero dominante considera la tenebra più torbida. Idealmente, la conoscenza del contesto quebecchese nel quale il fatto stesso di essere nati in un quartiere francofono negli anni quaranta è indizio di povertà, di mestieri umili, di esclusione sociale potrebbe aiutare ad approfondire la riflessione su quest'opera e su altre dello stesso autore, così come qualche nozione riguardo alla vita di Tremblay potrebbe lasciar cogliere quanto di personale c'è in queste pagine. Tuttavia, lasciare che il testo si esprima da sé pare in questo caso una strategia appropriata. Come molte storie forse non autentiche ma certo "vere", perché radicate in un contesto, in un territorio, in un'esperienza biografica, anche questa ha saputo toccare un pubblico internazionale, raccontando l'umano, e tocca anche noi. Playground ha il merito di aver fatto tradurre in italiano questo romanzo necessario, che racconta una sofferenza mai rassegnata. Ancora una volta questa casa editrice dalle scelte editoriali nette e originali si rivela attenta alla qualità, anche della traduzione. Il quaderno nero è il primo romanzo di una trilogia e c'è da augurarsi che ci siano le risorse per pubblicare in Italia anche gli altri due volumi. Al di là della singola opera, la traduzione in italiano di uno scritto di Michel Tremblay è di per sé significativa. Questo scrittore e drammaturgo vivente e pluripremiato è infatti considerato uno dei maggiori scrittori quebecchesi ma è pressoché sconosciuto in Italia, a eccezione di una remota e coraggiosa edizione di alcune sue pièce. Lo stile di Tremblay, brioso ma privo di compiacimento, la sua maestria nel gestire i colpi di scena, nel cogliere le sottigliezze psicologiche dei personaggi senza alcuna indulgenza, nel ritrarre la complessità delle motivazioni di ciascuno sono tutte caratteristiche che potrebbero, nel loro insieme, costituire un punto di partenza per il lancio in Italia delle sue opere. Dopotutto, abbandonare anche solo temporaneamente i sentieri battuti della letteratura europea e statunitense, conoscere un punto di vista occidentale ma minoritario non può che gettare una nuova luce sulle nostre abitudini di lettura. In questo caso si tratterebbe della luce torbida che trapela dal taccuino di Céline. Paola Ghinelli
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