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Questo breve saggio è il frutto di una imponente indagine condotta dall’autore intorno a tutte le tracce e i segnali disseminati da Antonin Artaud nel gigantesco corpus della sua opera.
A ricognizione avvenuta, l’autore dispone così degli strumenti atti a disegnare finalmente una inedita ricomposizione del pensiero artaudiano: ne emergono, tra l’altro, un nuovo discorso unitario sul senso dell’Arte e una lucida intelligenza della letteratura iniziatica.
Crollano, come castelli di carta, gl’innumerevoli, fuorvianti, luoghi comuni che sin qui hanno voluto ridurre – con inutile tenacia e attraverso una nebbia di chiacchiere – il ruolo di Artaud alla sola, parziale figura del teatrante, magari geniale.
E si scopre un «nuovo» Artaud, un uomo che, attraverso il dolore di mille sofferenze, ha mantenuto fermo lo sguardo, senza compromessi, sui segni «efficaci»: quelli capaci – ben oltre il solo fatto teatrale – di consentire una interpretazione diversa, provocatoria, pur di portata universale, circa il senso stesso dello stare noi oggi al mondo.
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