L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questa poetessa cubana ha messo in versi il suo piccolo grande mondo, lei e la sua famiglia. E lo fa con pudore, tanto che con il primo verso mostra la sua umiltà dicendo “Non sono Cafavis o Bilitis”, due noti poeti greci, di cui la seconda forse non è mai esistita, ma appunto per questo, evidenziando due miti, mette le mani avanti, quasi a scusarsi per quella che ritiene la sua inadeguatezza. In questo titolo che nel mio assai modesto spagnolo traduco in “Porte, Boleros e Cenere” c’è racchiusa una visione dell’esistenza che non riesce a celare una profonda vena malinconica, dove fra versi che parlano dei familiari si inserisce anche l’aspirazione di poter andar via da un mondo chiuso che se da un lato la soffoca, dall’altro la rassicura. E’ un po’ il tormento degli isolani, difesi dal mare, anelanti a scorgere cosa ci sia all’orizzonte. Peraltro, vi si aggiunge la dolenza per vita che sembra senza sbocchi e che si trascina con morta speranza alla sua fine. C’è tutta la disillusione per un regime che tanto ha promesso e nulla ha mantenuto, per quel senso di inutilità che ti prende ben sapendo ormai che tutto ciò che hai studiato non ti ha avvantaggiato. E la malinconia, verso dopo verso, diventa un dolore lancinante, lascia il posto a un insopportabile senso di vuoto che stringe lo stomaco anche a chi legge. Sono tre le sillogi, appunto Porte, Boleros e Cenere, ma la lacerazione dell’animo che la poetessa lascia trasparire è presente in tutte, richiama una sensazione di ineluttabilità di una condizione con tutto il fragoroso silenzio dell’impotenza della vittima. La lettura, appagante, non è forse per tutti perché occorre preliminarmente staccarci dalle nostre realtà, cercando di entrare in quella di Yuray, e allora, solo allora, potremo essere in sintonia con la poetessa, un’onda lunga di emozioni a cui sarà impossibile sottrarci.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore