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scheda di Politi, P. L'Indice del 2000, n. 03
Strana è la storia della psicopatologia. Ristagna per due millenni, da Galeno a Philippe Pinel, perlomeno. Poi, d'improvviso, con Emil Kraepelin muta direzione e con Karl Jaspers, Ludwig Binswanger, Eugène Minkowski subisce un'accelerazione profonda, nel corso del secolo che abbiamo alle spalle, conoscendo un'importante stagione di crescita rigogliosa. Negli stessi anni, tuttavia, la psicoanalisi porta a compimento un lento ma inesorabile processo storico in base al quale i sintomi psicopatologici, fino ad allora elementi di bizzarria rispetto alla norma, vengono riconosciuti come silenziosi vettori di un senso molte volte nascosto sia al malato sia all'osservatore. Questi due approcci alla sofferenza mentale - uno che descrive sempre meglio il fenomeno, l'altro che legge sempre più oltre tale dato - rendono possibili quelle che, nel lessico dell'autore, divengono, rispettivamente, una psicopatologia descrittiva e una psicopatologia strutturale. Il gioco di rimandi fra queste due declinazioni semeiologiche informa anche il dibattito attuale, certamente sincretico rispetto al passato, ma forse poco attento all'elemento storico. Il volume di Alfredo Civita, chiaro e didattico, presenta sinteticamente le principali articolazioni del sapere psicopatologico, da Ippocrate al DSM-IV. Pregio maggiore di questo testo, chiaro e ben scritto, è il proporre, come elemento fondante la storia della psicopatologia, il concetto, assai più pesante, in termini di ricadute metodologiche, cliniche e terapeutiche, della ineludibile storicità della follia.
Pierluigi Politi
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