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Prove per un incendio - Shalom Auslander - copertina
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Prove per un incendio - Shalom Auslander - copertina
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Descrizione


Solomon Kugel, un quasi quarantenne pieno di paure e ossessioni, decide di fuggire dalla città per trasferirsi con la moglie e il figlioletto a Stockton, nell'anonima provincia americana. Spera così di ricominciare da zero: di lasciarsi alle spalle i pericoli, le malattie, ma soprattutto il peso di un passato che non gli appartiene. La storia della sua gente. L'Olocausto. La guerra. Con loro c'è anche l'anziana madre di Kugel, ferocemente attaccata alla vita, ostinata nel negare la realtà e nel comportarsi come una superstite delle persecuzioni naziste, anche se è nata e cresciuta in America ed è stata solo una volta in un campo di concentramento - ma da turista. Come se non bastasse, un misterioso piromane minaccia l'incolumità degli abitanti della zona, appiccando il fuoco alle fattorie vicine. Niente di più angosciante, per un uomo che non riesce a scacciare il pensiero della morte e che tiene un taccuino per segnare le "ultime parole" da pronunciare nell'istante fatale. E tutto questo perché Kugel, in fondo, è un ottimista: ha un bisogno così disperato che le cose vadano meglio, che non riesce a smettere di pensare al peggio. Per di più, una notte Kugel sente degli strani rumori provenire dalla soffitta. C'è qualcuno. Una donna molto anziana, malata. Dice che sta scrivendo un libro, che se ne andrà quando lo avrà finito. Ironia della sorte, non si tratta di un inquilino qualunque: la donna dice di essere Anne Frank, sopravvissuta ai nazisti e nascosta lì da quarant'anni.
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Dettagli

2013
24 gennaio 2013
319 p., Brossura
9788823502499

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n.d.
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l'ho letto, poi prestato ed infine acquistato per regelarlo a chi ha problemi con la casa, la mamma, le soffitte polverose, la shoah e gli orti. Si ride con un punto di vista ironico su queste e su altre piccole o grandi disgrazie che prima o poi capitano a tutti. Personalmente ho trovato meravigliose le considerazioni sugli architetti. E sulla morte.

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Fra
Recensioni: 5/5

Se vi piacciono gli autori intelligenti, sottili, irriverenti e divertenti, come solo alcuni autori ebreo-americani sanno essere, NON PERDETEVI QUESTO LIBRO. È un libro che non passa e se ne va dopo avervi fatto ridere, resta e con lui restano alcune battute e spunti memorabili.

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claudio
Recensioni: 5/5

Ho ascoltato all'ultimo Festival della Letteratura di Mantova Shalom Auslander: già dalla capigliatura e dalla sua presentazione, capisci che non è poi uno come la maggior parte degli scrittori si pensa che sia. Irriverente è dir poco: qui riesce a prendersi gioco di un mito della Shoah come Anne Frank, mettendola -vecchia e malata- nella soffitta di una casa di campagna che vene acquistata da Solomon Klugel, in fuga dalla città. Kugel è oppresso dalla madre, sopravvissuta all'Olocausto immaginaria, che ha preso con sè in casa, assieme alla moglie e a Jonah, figlio di tre anni. Kugel, fra le varie bizzarrie, ne ha una particolare: riporta su un quadernetto le ultime frasi prima della morte di personaggi famosi. Nella soffitta di questa casa Kugel scopre niente meno che Anne Frank, che non è mai morta a Bergen Belsen, ma si è salvata: ora è vecchia e malata, ma vuole ancora scrivere un secondo libro dopo il suo famoso diario. E qui cominciano le disgrazie per Kugel, in un susseguirsi che partono da un sassolino e si trasformano in valanga. Tutto surreale, ma scritto bene, nella scia dei grandi scrittori ebrei americani.

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Voce della critica

"Brutalizzata dai nazisti, cacciata da un ebreo: la tragica storia di una superstite". Così Solomon Kugel immagina l'ipotetico titolo della vicenda paradossale che lo vede protagonista. Kugel è un ebreo che da New York si trasferisce in una fattoria a Stockton, anonimo paese nel pieno della provincia americana, insieme alla moglie Bree e al figlio Jonah. Insieme a loro, anche la madre di Kugel, che minaccia di morire da tempo, ma che purtroppo non si è ancora risolta a farlo. La casa appena acquistata, però, cela una sorpresa sbalorditiva, una sorpresa che costituisce una fra le trovate narrative più geniali degli ultimi anni: il cattivo odore che emana dalla soffitta e i rumori che di lì provengono non sono prodotti dai topi, come in un primo momento si pensa, ma da un essere umano, una vecchia disgustosa e insopportabile di cui chiunque non esiterebbe a liberarsi. Se non fosse che il suo nome è Anne Frank. E se non fosse che a un ebreo il fatto di denunciare o sfrattare da casa propria o, peggio, volere morta una superstite che è l'immagine stessa dell'Olocausto, potrebbe porre qualche problema. Miracolosamente scampata alla persecuzione nazista, Anne Frank riferisce di essere vissuta nell'anonimato per interi decenni, convinta dal proprio editore del fatto che il successo del suo Diario derivava proprio dall'essere ritenuta una martire, la "Miss Olocausto 1945", e che un lieto finale non avrebbe fatto altro che sconfessare un best seller. Ed ecco che questa indesiderata epifania provoca dialoghi e riflessioni all'insegna di una comicità feroce, storicamente e religiosamente scorretta. Ad esempio: "'Io non so chi sei' disse lui, 'né so come sei arrivata quassù. Ma ti dico quello che so: so che Anne Frank è morta ad Auschwitz. (…) E so che sminuire la cosa, dichiarando di essere Anne Frank, non solo non è divertente, non solo è disgustoso, è anche un insulto alla memoria dei milioni di vittime dell'orrore nazista'. 'Era Begen-Belsen, deficiente' disse lei". Oppure: "'Mio figlio' avrebbe detto mamma 'che denuncia Anne Frank'. 'Dovevi proprio chiamare la polizia?' avrebbe aggiunto. 'Come mai, non avevi il numero del dottor Mengele? Non fa visite a domicilio?'". Proprio quella comicità cui Shalom Auslander ha abituato il suo pubblico con un suo libro precedente, Il lamento del prepuzio (Guanda, 2009), in cui l'autore descrive i suoi disperati tentativi di scrollarsi di dosso le proprie radici culturali, quelle di una comunità ebrea ortodossa dello stato di New York. Proprio come nel suo libro autobiografico, anche in Prove per un incendio è la figura materna a rappresentare un attaccamento alla religione dei padri che è così ossessivo al punto da farle rileggere integralmente la propria storia e da renderla protagonista delle scene più dissacratorie. La signora Kugel, infatti, è nata in America, nel 1946, eppure ritiene di aver sperimentato sulla propria pelle l'orrore nazista. Costruisce esagerazioni, invenzioni, miti, si sveglia urlando tutte le mattine, come pare facessero i prigionieri dei campi di concentramento, e tiene sempre pronte le valigie, nel caso di una prossima persecuzione. Perché "non si sa mai…". La traduzione di Elettra Caporello rende bene la comicità di Auslander. Unica scelta editoriale non condivisibile, forse, l'allontanamento dal titolo originale, Hope: A Tragedy, decisamente più denso di significato.   Silvia Ceriani  

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Conosci l'autore

Shalom Auslander

1970, New York

Shalom Auslander è nato e cresciuto a Monsey, New York. Ha scritto per le testate «New Yorker», «Esquire» e «New York Times Magazine» e collabora regolarmente alla trasmissione radiofonica This American Life. Nel 2005 ha pubblicato la raccolta di racconti Beware of God. Nel 2007 Foreskin’s Lament, tradotto in italiano Il lamento del prepuzio. In Italia è pubblicato da Guanda, presso cui è uscito anche A Dio spiacendo (2010), Prove per un incendio (2012), Mamma per cena (2022).

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