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l'ho letto, poi prestato ed infine acquistato per regelarlo a chi ha problemi con la casa, la mamma, le soffitte polverose, la shoah e gli orti. Si ride con un punto di vista ironico su queste e su altre piccole o grandi disgrazie che prima o poi capitano a tutti. Personalmente ho trovato meravigliose le considerazioni sugli architetti. E sulla morte.
Se vi piacciono gli autori intelligenti, sottili, irriverenti e divertenti, come solo alcuni autori ebreo-americani sanno essere, NON PERDETEVI QUESTO LIBRO. È un libro che non passa e se ne va dopo avervi fatto ridere, resta e con lui restano alcune battute e spunti memorabili.
Ho ascoltato all'ultimo Festival della Letteratura di Mantova Shalom Auslander: già dalla capigliatura e dalla sua presentazione, capisci che non è poi uno come la maggior parte degli scrittori si pensa che sia. Irriverente è dir poco: qui riesce a prendersi gioco di un mito della Shoah come Anne Frank, mettendola -vecchia e malata- nella soffitta di una casa di campagna che vene acquistata da Solomon Klugel, in fuga dalla città. Kugel è oppresso dalla madre, sopravvissuta all'Olocausto immaginaria, che ha preso con sè in casa, assieme alla moglie e a Jonah, figlio di tre anni. Kugel, fra le varie bizzarrie, ne ha una particolare: riporta su un quadernetto le ultime frasi prima della morte di personaggi famosi. Nella soffitta di questa casa Kugel scopre niente meno che Anne Frank, che non è mai morta a Bergen Belsen, ma si è salvata: ora è vecchia e malata, ma vuole ancora scrivere un secondo libro dopo il suo famoso diario. E qui cominciano le disgrazie per Kugel, in un susseguirsi che partono da un sassolino e si trasformano in valanga. Tutto surreale, ma scritto bene, nella scia dei grandi scrittori ebrei americani.
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