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Prose di M. Pietro Bembo nelle quali si ragiona della volgar lingua scritte al cardinale De Medici...divise in tre libri - Pietro Bembo - copertina
Prose di M. Pietro Bembo nelle quali si ragiona della volgar lingua scritte al cardinale De Medici...divise in tre libri - Pietro Bembo - copertina
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Prose di M. Pietro Bembo nelle quali si ragiona della volgar lingua scritte al cardinale De Medici...divise in tre libri
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Descrizione


In 4 (cm 20 x 29), carte (1) + XCIIII + (1 bianca). Alcuni errori di numerazione delle carte. Legatura in piena pergamena settecentesca. Edizione originale. Alcuni elementi consentono di identificarla come la vera edizione originale rispetto ad una coeva contraffazione veneziana. Ad esempio: carta G6 (= XLII) compare la parola "altre" ("arte" nella contraffazione); finale del colophon: "le stampino" ("la stampino" nella contraffazione). Importante trattato in cui Pietro Bembo affronta il tema della codificazione della lingua italiana letteraria sulla scorta delle "tre Corone": Dante, Petrarca e Boccaccio (anche se nei confronti del primo Bembo nutri' riserve per l'uso fatto nella Commedia di parole "basse" paragonando la sua opera a un campo di grano bello e spazioso ma rovinato dal loglio, pianta infestante). E' respinta l'idea di servirsi di una qualunque delle lingue vive parlate in Italia, perche' ritenute rozze, "municipali", adatte a singole realta' locali e non all'espressione artistica. Il toscano trecentesco e' codificato come la lingua utilizzata dalle persone colte per scrivere: le Prose costituiscono il manifesto del fiorentinismo classicista e arcaizzante in cui e' stabilito il primato del volgare sul latino. Il fiorentino letterario diventa la lingua italiana letteraria. Passano, p. 110. British Museum Library, Italian, p. 81. Gamba, Testi di Lingua, n. 136 (note).
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Dettagli

1525
  • Prodotto usato
  • Condizioni: Usato - In buone condizioni
2568812579643

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(Venezia 1470 - Roma 1547) scrittore italiano. Nato da nobile famiglia, fu avviato dal padre Bernardo, che lo volle con sé in numerosi viaggi e missioni, agli studi umanistici perfezionati poi a Messina (1492-94), alla scuola di greco di C. Lascaris. Tornato a Venezia, collaborò al programma editoriale-culturale di Aldo Manuzio. Pubblicato il trattato degli Asolani (1505), dal 1506 al 1512 fu alla corte d’Urbino; passò quindi a Roma, dove nel 1513 divenne segretario di Leone X. Nel 1519 tornò nel Veneto e, stabilitosi nel 1522 a Padova, attese alla composizione delle Prose della volgar lingua e alla raccolta delle Rime. Nel 1530 fu nominato storiografo della repubblica veneta e bibliotecario della Libreria Nicena (poi Biblioteca Marciana) di Venezia. Ormai famoso, ottenne il cardinalato nel...

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