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Persuaso di agire secondo i dettami della ragione e nell'interesse della Società, Sylvain Maréchal, illuminista convinto, scrive nel 1801 un progetto di legge basato su una serie di serissime argomentazioni, peraltro di godibilissima lettura, inteso appunto a “vietare alla donne di imparare a leggere”. Senonché la profonda e appassionata trattazione del Nostro, si trasforma, ipso facto,in un esilarante e paradossale delirio, quale neppure la mente del più geniale autore comico avrebbe saputo immaginare. Muovendo dalla parola d'ordine “Periscano tutte le arti, piuttosto che il pudore!”, tra le svariatissime cose che, secondo l'autore,”la Ragione non approva”, vi è per esempio che le donne non studino la chimica, e questo per l'evidente e comprovato motivo che “le cuoche che non sanno leggere fanno la zuppa migliore”, così come “la Ragione vuole che le donne “contino le uova nel cortile e non le stelle nel firmamento” (dal risvolto di copertina) "È uno scherzo, viene da pensare, un eclatante paradosso volto a dimostrare, semmai, l’esatto contrario. E, in effetti, il Projet de loi cita un tal numero di donne colte, intellettuali, scrittrici e filosofe, da far quasi sorgere il dubbio che intenda mettere in risalto proprio ciò che sembra a prima vista condannare. Invece no, è tutto vero. Maréchal crede sul serio, fino in fondo, alle tesi esposte nel suo Projet. Così Maréchal, il figlio dell’Età dei Lumi, il paladino di un’uguaglianza sociale protocomunista, può permettersi di postulare, senza ombra d’imbarazzo, la riduzione in schiavitù di metà del genere umano unicamente in base all’identità sessuale. E lo può fare perché le sue idee, per quanto odiose e retrive, hanno largo credito tra i suoi contemporanei..
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