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Un delizioso racconto che l'autrice scrisse nello stesso periodo di Cime Tempestose ma che venne pubblicato dopo dieci anni. Ti colpisce come la Bronte abbia ben descritto la relazione che intercorre tra uomo e donna in contemporanea alla relazione tra maestro e allieva. Una chicca per chi ama i classici delle Bronte.
<<Il mio racconto non è eccitante e, soprattutto, non è meraviglioso; ma può interessare alcuni individui, i quali, avendo lavorato nella stessa professione troveranno nella mia esperienza molti riflessi della loro.>>: così nelle prime pagine William Crimsworth, il professore, ci introduce all’interno della sua vicenda esistenziale che, dopo numerosi contrattempi ed incomprensioni, si concluderà con il matrimonio con la sua giovane allieva Frances Evans Henri che da semplice riparatrice di merletti diverrà prima insegnante di ricamo, poi insegnante di inglese ed infine direttrice di una scuola da lei stessa fondata. Il professore è un romanzo autobiografico in cui Charlotte Bronte dimostra una notevole capacità rappresentativa della psiche e dell’immaginario maschile: <<…ho sempre aborrito l’idea di sposare una bambola o una sciocca. So che una bamboletta o una bella insulsa andrebbero bene per la luna di miele, ma una volta che la passione si raffreddasse, che cosa orribile trovarmi sul petto una massa informe di cera e legno, o stringere tra le braccia una mezza idiota, e ricordare di averne fatto la mia pari, anzi, il mio idolo! Sapere di dover passare il resto d’una triste vita con una creatura incapace di capire ciò che dico, di apprezzare ciò che penso o simpatizzare con ciò che sento!>>. Scritto nel 1846 ma pubblicato nel 1857 dopo la morte della sua autrice, poco conosciuto anche a causa della sua difficile reperibilità, Il professore presenta numerose tematiche ancora molto attuali, ad esempio la “raccomandazione” o, come si usa dire oggi, “segnalazione” per ottenere un posto di lavoro! Ottime l’introduzione e la traduzione curate da Maria Stella.
"Il Professore" è il primo libro di Charlotte Brontë ed è la fonte di ispirazione, forse perchè non accettato dall’editore nel 1846 (al contrario di "Cime tempestose" ed "Agnes Grey" scritti dalle sorelle Emily ed Anne), di altri due suoi romanzi famosi, "Shirley" e "Villette". Ne "Il Professore", come in "Villette", Charlotte rielabora le esperienze vissute in Belgio, in quei tre mesi trascorsi a Bruxelles con Emily per imparare il francese, e realizza nella finzione romanzesca il sogno di un lieto fine per l’amore che l’aveva legata al suo maestro – Monsieur Héger- e il progetto, che l’aveva spinta a partire, di aprire ad Hawort una piccola scuola. Romanzi/sogno quelli scritti da Charlotte, le cui vicende biografiche divennero sempre più malinconiche: la morte di Branwell nel 1848, seguita da quella di Emily e poi di Anne, il suo matrimonio nel 1854, senza entusiasmo, con il curato del padre e una morte precoce in gravidanza. Il libro invece è uno splendore e non solo perchè intessuto della materia dei sogni. E’ uno splendore per una finissima tecnica narrativa, per un lessico di una ricchezza impensabile ormai, per l’intelligenza psicologica che sottende tutte le pagine. Leggendo ci si domanda quanto con il passare degli anni, con il moltiplicarsi dei mezzi di informazione abbiamo perso delle capacità umane di osservare la realtà, comprenderla e tradurla in parole. Ecco, abbiamo perso le parole ed insieme ad esse anche la capacità di cogliere le sfumature di senso della realtà. Da leggere, rileggere, con un vocabolario vicino per riappropriarsi di suoni ed intelligenza di senso grazie ad una donna che aveva “il fermento della disobbedienza di Adamo”.
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