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Black bazar - Alain Mabanckou - copertina
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Descrizione


Il Sederologo si aggira affranto per rue Saint-Denis, Chàteau-Rouge, dove il melting pot - un bazar nero di razze, lingue, stili, musiche, danze - sembra una diaspora africana in miniatura: congolesi, ivoriani, camerunensi, maghrebini e antillani ovvero "i negri albini", j'accuse vivente ai neri d'Africa che li vendettero come schiavi. Tutti insieme a riempire condomini e bar chiassosi come il Jip's. Esule della Repubblica del Congo, raffinato dandy, cultore della scienza dei sederi - dimmi come cammini e ti dirò chi sei -, membro della Società dei Sapeur - i neri che amano vestire bene perché anche "se l'abito non fa il monaco, è comunque dall'abito che si riconosce il monaco" -, il Sederologo è stato piantato dalla donna per l'Ibrido, un primitivo suonatore di tam-tam in un gruppo che non conosce nessuno. Il Sederologo, fedele alter ego dell'autore, ricorre allora alla scrittura tormentata, diaristica, colorita - per attutire il dolore dell'abbandono, la delusione della paternità sfumata. Mabanckou, con umorismo e ironia, mescola finzione e ricordi autobiografici per dire la sua sulla condizione dei neri nella Francia di oggi, specchio di un'integrazione progredita ma difficile: neri divisi come in patria e senza leadership, scettici sull'Unione Africana, ma sempre e comunque fratelli.
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Dettagli

2010
29 aprile 2010
238 p., Brossura
9788896538081

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Rigus68
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Le Lamentationes Jeremiae Prophetae iniziano con Alef, Beth, Ghimel e proseguono per tutte le 22 lettere dell’alfabeto ebraico. Qui invece le lamentele non sono così numerose e variegate e non hanno la stessa sacralità di quelle di Geremia, ma sono redatte in linguaggio fluente, ironico e spesso divertente. Il protagonista non è un “siderologo” (astronomo, Sidereus Nuncius di Galileo) ma un “sederologo”, cioè uno che legge il carattere delle passanti solo osservando come dimenano il sedere (Freud dove sei?). I vari personaggi si trovano di solito al bar Jip a bere birre Pelforth e a discutere sulle grame condizioni di vita di rifugiati dal profondo dell’Africa, tutti negri, come Roger il Francoivoriano, Yves l'Ivoriano, Paul del Grande Congo (Belga) e l’io narrante del Congo ex-francese. Le discussioni, quasi ossessive, vertono sui soprusi compiuti dai colonizzatori nei confronti delle nazioni africane, la spoliazione delle risorse di questi paesi, lo stato di quasi servitù degli autoctoni. Come riparare a questi torti? Il coro è quasi unanime: i negri immigrati (e/o sans papier) non dovrebbero mai sposarsi con loro connazionali, ma puntare sulla popolazione francese, in modo da diluire la razza pura e mettere al mondo bambini “caffelatte”. Per questo l’io narrante è biasimato dagli amici al bar, per aver sposato una ragazza talmente “nera” da meritarsi l’appellativo di “Colore d’origine”. Che diverrà il suo cruccio, poiché l’abbandona con il loro figlioletto per andare a vivere con un musicista. Pubblicato nel 2009, le recriminazioni qui descritte hanno la stessa valenza dieci anni dopo (luglio 2019, alla stesura di questa recensione) in cui vediamo un’Europa che erige barricate contro i migranti, proprio come Trump in USA. Intendiamoci, non è paragonabile ai racconti di Daniel Pennac, dove B. Malaussène vive le sue avventure nel degradato quartiere di Belleville, popolato da magrebini, ma è comunque un affresco socio-culturale su cui vale la pena di meditare.

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Alain Mabanckou

1966, Pointe-Noire

Alain Mabanckou è uno scrittore congolese nato a Pointe-Noire (Repubblica del Congo) nel 1966. Alain Mabanckou trascorse la sua infanzia nella città costiera di Pointe-Noire, dove ha conseguito la laurea in Lettere e Filosofia. Dopo la laurea in Legge presso l'Università di Paris-Dauphine, ha lavorato dieci anni nel Suez-Lyonnaise des Eaux, e si è dedicato sempre di più a scrivere. Nel 1998 ha pubblicato il suo primo romanzo Red, White and Blue, che ha vinto il Gran Premio Letteratura dell'Africa nera. Da quella data, non ha smesso di pubblicare con regolarità, sia in prosa che in poesia. Ha insegnato letteratura francese in Michigan per tre anni prima di essere notato dalla University of California a Los Angeles (UCLA), che per prima l'ha invitato...

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