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Sublime.
“O lui non ama il suo popolo eletto o se ne infischia. … Allora perché ci ha scelto? ... Delle 2 l'una: o sa ciò che ci accade o non lo sa. In entrambi i casi è colpevole”. Libro appassionante, suggestivo, ma non del tutto convincente. Vuole infatti essere sintetico, bruciante + che esauriente, vista l'enormità della questione, il processo al Dio onnipotente e buono della tradizione giudaico-cristiana; preferisce sempre accennare, alludere, con linguaggio lirico, denso; e usa “colpi di teatro”, alla fine pesantemente. Insomma è fino in fondo una pièce teatrale, non un romanzo né un saggio. Ciò per “popolarizzare” la profondità storica del dramma ebraico: all'Olocausto la pièce non ha nemmeno bisogno di alludere, qui si parla piuttosto dei pogrom subiti per secoli non solo in Europa orientale (v. le “Pasque di sangue” italiane). E della loro gratuità, pretestuosità, della complicità di dottrina e chierici cristiani. La perplessità maggiore: il Sam-angelo della morte-Satana del finale, che nel testo è anche l’unico difensore di Dio (!). In effetti nella tradizione cristiana Satana è parte del creato e viene lasciato operare da Dio; qui inoltre, “gran loico”, devia sugli uomini le responsabilità del male commesso o si appella all'impossibilità per l'uomo di comprendere e quindi giudicare Dio. Ma la rivelazione sull'identità misteriosa di Sam è procrastinata artificiosamente e giunge all'ultimo istante: una semplificazione, un coupe de theatre. Si dice che alla fine la sentenza del processo non venga emessa: in realtà ad impedirlo (ma a ribadire la propria colpevolezza) interviene beffardo l'imputato-Dio, permettendo l'ultimo pogrom, quello che spazzerà via davvero tutti gli ebrei di Shamgorod. Piuttosto manca l'altra conclusione logicamente possibile, + che del processo, del dilemma sul Dio buono e onnipotente ma assai distratto: Dio non esiste. Conclusione che fu pure dello stesso Wiesel, di P. Levi e di altri ebrei internati, ma che qui sarebbe stata fuori contesto.
Nella tradizione ebraica, il processo a Dio è possibile quando il credente, che ha ottemperato al patto stabilito fra il popolo di Israele e l'Eterno, scopre la controparte inadempiente. Wiesel, in questa straordinaria pièce teatrale, pone sul banco degli accusati proprio Lui, colpevole di non aver protetto la piccola comunità di Shamgorod da uno dei tanti progrom che, fin da sempre, hanno accompagnato la storia della diaspora. Nel giorno di Purim, festa del travestimento e della gioia, la tragedia dei sopravvissuti continua nel ricordo della violenza patita. Il processo ha inizio ma quando ormai sembra che la condanna sia sul punto di essere pronunciata, un incredibile ripensamento impedisce alle vittime di pronunciare un verdetto assoluto di colpevolezza e di abiura. Libro bellissimo, imprevedibile e profondo, assolutamente da non perdere.
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