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Progettato in occasione dell'anniversario della scomparsa di Luigi Firpo, il volume affronta un tema caro allo studioso: il riesame del processo inquisitoriale che portò all'abiura di Galileo e nello stesso tempo la "riconquista" della proposta galileiana come nuovo modo di "concepire la scienza". La discussione è attuale perché investe la necessità di sottrarre la scienza "a qualunque forma di tutela fideistica" e comporta una rigorosa separazione epistemologica fra ricerca naturalistica e riflessione religiosa. La recente revisione del caso Galileo da parte della chiesa ha prodotto la discutibile tesi di uno scienziato condannato per semplice incomprensione dei suoi giudici, "pioniere della corretta ermeneutica biblica" e vittima di un "incidente, assolutamente occasionale". In realtà ancora oggi, di fronte a ricerche scientifiche "che presentino implicazioni sul piano etico", la chiesa non esita a esprimere il proprio dissenso ed esercita "pressioni energiche sulle autorità civili perché intervengano a fermare quelle ricerche", sulla base di un concetto di etica assoluto e non negoziabile. È allora significativo che la condanna di Galileo fosse legata alla proclamazione del "carattere ereticale dell'eliocentrismo" e che questa a sua volta rinviasse a un'interpretazione letterale della Scrittura. Il carattere autoritario di questa scelta era ben chiaro allo stesso Galileo, che scriveva dopo la condanna: "Il volere che altri neghi i proprii sensi e gli posponga all'arbitrio di altri e l'ammettere che persone ignorantissime d'una scienza o arte abbiano ad esser giudici sopra gl'intelligenti, e per l'autorità concedutagli sian potenti a volgergli a modo loro: queste sono le novità potenti a rovinare le republiche e sovvertire gli stati".
Rinaldo Rinaldi
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