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In queste lezioni Husserl parte dal concetto naturale del mondo e questo atteggiamento non vi è nulla da obiettare. Nella vita di tutti i giorni, precategoriale, in quella che sarà nominata “mondo della vita”, abbiamo un Io in un corpo vivo che esperisce il proprio ambiente con altri Io a lui presenti tramite l’empatia; il tutto nell'esperienza. Anche le scienze tengono fede all'esperienza, e anche esse si originano dal mondo naturale. Ma le scienze finiscono per articolarsi su dimensioni sempre più formalizzate, al punto che nonostante ritengano di essere fedeli all'esperienza in realtà finiscono per ripararsi all'interno di una metafisica in base alla quale l’esperienza di cui parlano è al di là di quella naturale contravvenendo al concetto naturale di mondo. Si tratta di un’alienazione delle scienze dal mondo della vita, non più in grado di recuperare il loro senso originario. Ma allora che senso ha parlare, in queste lezioni, di riduzione fenomenologica, di porre tra parentesi l’esistenza del mondo naturale, dopo che lo si è tanto elogiato? E’ questo il passaggio delicato. Tramite la riduzione fenomenologica, a differenza delle scienze di fatto, lo sguardo viene ricondotto nuovamente all'esperienza in quanto tale, e ciò che chiamiamo mondo naturale non è qualcosa di trascendente alla coscienza ma ciò che si costituisce nelle sintesi dell’esperienza fenomenologica pura, anche se eccede ogni sensazione puntuale. La cosa è più delle manifestazioni ma non si trova dietro le manifestazioni. La riduzione fenomenologica ha il compito di comprendere dunque come il concetto naturale di mondo si costituisca soggettivamente, attraverso modi di datità soggettivi: non si tratta di una deriva fenomenistica solipsista, perché nelle manifestazioni del mondo il mondo si manifesta pur restando ad esse trascendente. Nel descrivere queste manifestazioni si riavvia il terreno filosoficamente rigoroso per le scienze. Non è tutto Husserl, ma un'ottima introduzione di proprio pugno.
Ottima edizione, tanto per la cura editoriale (oramai sempre più rara), quanto per l'accuratezza della traduzione e la bella introduzione di V. Costa.
Mi ha fatto conoscere Husserl, a me fino ad ora ignoto
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