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Anno edizione: 2008
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Presentato come un capolavoro mi aspettavo chissà quale libro, specialmente da un candidato al nobel...Il libro si legge, ma del capolavoro o del libro indimenticabile non c'è traccia, non rimane dentro e dopo averlo chiuso la storia finisce nel dimenticatoio dei libri mediocri, i personaggi sono banali, specialmente Nicole ed Alex, non parliamo della caricatura di Stalin, non amo questi libri leggeri, se proprio dovete avventurarvi in avventure non molto reali e meglio farlo con Wilbur Smith, per capolavori meglio cercare altrove.
Nonostante l'affermazione dello stesso Druznikov(ma saranno davvero parole sue?si sa che spesso il marketing è traditore!)questo libro non regge il confronto con il quasi-capolavoro"Angeli sulla punta di uno spillo":è decisamente più abborracciato,più grossolano;e Stalin è ritratto in modo troppo caricaturale.Tuttavia resta un romanzo godibilissimo,con alcuni momenti impagabili.L'autore si conferma persona intelligente e sagace;e non manca di far riflettere il lettore,in alcuni passaggi.Senz'altro da leggere.
“Il primo giorno del resto della mia vita” è il naturale completamento di quelle vicende che sono in “Angeli sulla punta di uno spillo”: due capitoli d’una stessa storia, che però si possono leggere l’uno in maniera indipendente dall’altra. Il romanzo esce in Italia in anteprima mondiale per i tipi Barbera, proprio come ha voluto l’autore Jurij Družnikov a un pelo dal premio Nobel per la Letteratura. La sua morte improvvisa ci ha privati d’un grande talento narrativo, d’un intellettuale di importanza mondiale la cui statura è quella d’un moderno Dostoevskij. In un mondo incerto come il nostro, dove il presente è sempre a un passo dall’esplodere in maniera tragica, plagiati come siamo da romanzetti incapaci di portare ai posteri il disegno di questo tempo storico, “Il primo giorno del resto della mia vita” di Jurij Družnikov è un libro essenziale, necessario quanto “I demoni” di F. Dostoevskij, di “Arcipelago gulag” di A.I. Solženicyn, di “1984” di George Orwell. L’ultimo lavoro di Jurij Družnikov è già un classico della grande Letteratura mondiale. L’unico peccato mortale è non leggerlo.
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