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Anno edizione: 2023
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«“Primitivo americano” è un libro dionisiaco, dell’abbandono all’eccesso della fame, della gola e del desiderio; ed è un libro dell’esultanza per l’immersione nella proliferazione disordinata e incontrollabile della natura, di cui la poeta si appropria a piene mani in un gesto liberatorio e sempre legittimo. Le poesie celebrano sensazioni fisiche primordiali come la percezione del pericolo del freddo estremo o dell’appagamento assoluto nel nutrirsi di altra materia naturale che è al tempo stesso diversa e uguale a sé, come il miele o la carne di un pesce che si è ucciso. Oliver mette in scena sia la metamorfosi del non-umano in umano – quando, folgorata dalla meraviglia, descrive una cerva che partorisce come una donna bellissima – sia dell’umano nel non-umano, quando descrive se stessa come un orso che rapina un favo di miele o se ne riempie la bocca con una grossa zampa. Coinvolge il lettore nella condivisione di aree indistinte di esperienza dell’umano e del non-umano su terreni di coabitazione come quello della palude, dove la tentazione di cedere all’istinto di fusione con la materia, con il suo farsi e disfarsi inarrestabili, il suo perenne divenire informe e multiforme, sfociano in una condizione preidentitaria in cui l’origine e la destinazione di ogni cosa creata si incontrano.» Mary Oliver, è una poetessa statunitense, che è tornata alla ribalta in Italia grazie alla pubblicazione per Einaudi (2023) di Primitivo americano che valse alla scrittrice il Premio Pulitzer per la Poesia nel 1984. Una poesia viva che sia permea completamente dell’ambiente e del mondo sia animale che vegetale. Una poesia non distaccata ma piena di sentimento, non solo umano, ma più in generale verso il creato.
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