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Anno edizione: 2016
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
una triste delusione. dopo l'ottimo esordio, qua si cambia completamente registro, facendo una sorta di omaggio a certa letteratura on the road, con due personaggi sicuramente amabili, ma poco credibile, ed un forte sentore di già letto. pare più un esercizio di stile per dimostrare di aver letto (e visto) certi classici, che non un racconto con una reale urgenza di vedere la luce. peccato, ma lo stile comunque c'è e attenderò con curiosità il prossimo lavoro.
Trovato per caso in libreria, è stata una bella sorpresa. Un romanzo costruito bene, con personaggi tratteggiati magistralmente e uno stile ricco e scorrevole al tempo stesso. Consigliatissimo.
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L’undicenne Gordon Copperny jr è il figlio di un imprenditore, il più grande costruttore di attaccapanni e grucce del New England. Il padre, come il nonno prima di lui, è un uomo estremamente dedito al lavoro e con un gran senso per gli affari, ma una nullità in fatto di sentimenti e relazioni affettive: cresciuto in un ambiente arido e gretto, Lowell Copperny è incapace di provare interesse per qualcosa che non sia la sua fabbrica. Gordon è, al contrario, un ragazzino molto sensibile, riflessivo e curioso, profondamente diverso dal padre dal quale si è allontanato sempre di più, avendo percepito, con dolore, che il genitore non prova affetto per lui. “Due anni prima suo padre ha smesso di volergli bene. La mamma gli aveva detto che non era vero, suo padre lo stesso, ma Gordon l’aveva capito che non gliene voleva più. Era sempre lui, ma era come una lampadina accesa che non produce più calore. Perché fosse diventato così freddo, Gordon non lo sapeva. Che non gli volesse più bene comunque non era uno sbaglio, perché non c’era scritto da nessuna parte che dovesse volergliene per forza, però quando lui lo abbracciava forte forte non poteva rispondere solo con un sorriso, e quando prendeva un voto altissimo in componimento doveva dirgli bravo, non rimanersene zitto, senza neanche alzare gli occhi.” (p. 8)
Ma il destino ha in serbo una sorpresa inconsueta: Gordon, durante una rapina nella villa di famiglia, viene preso come ostaggio da due malviventi, insieme a Steve McCboom, un venditore di tagliaerba strampalato che, passando di lì per caso, si ritrova a proteggere il ragazzino. La strana coppia, liberatasi con astuzia dei rapinatori, parte per un viaggio su una Plymouth sgangherata: per Gordon questa è un’esperienza incredibile, “la più bella vacanza della mia vita” (p. 146), per McCboom, così bistrattato dalla vita, l’ennesima fuga, fino a quando l’affetto del bambino e la sua straordinaria sensibilità lo spingeranno a fare i conti con il proprio passato e a godersi fino in fondo questa incredibile avventura.
Una bella storia di amicizia, non convenzionale ma di grande appeal, è quella che Matteo Cellini ci racconta nelle pagine del suo secondo romanzo La primavera di Gordon Copperny Jr. Uniti dalla solitudine in cui hanno vissuto entrambi, i due personaggi riescono a fare ognuno breccia nel cuore dell’altro e a creare un legame capace di cambiare il loro destino. Gordon e McCboom sono due fuggitivi, in fuga da loro stessi e dalla vita, che si ritrovano per caso a vivere un’avventura on the road che li legherà indissolubilmente l’uno all’altro, trovando Gordon la figura paterna che non ha mai avuto e Steve il coraggio di lasciarsi andare con qualcuno, di provare affetto e sentirsi vulnerabile per questo. Dolce e bizzarra la sensibilità di Gordon, solo all’apparenza dura la scorza di McCboom: una coppia singolare ma che funziona molto bene, capace di trascinare il lettore in una storia movimentata, scoppiettante e profondamente tenera, capace di divertire e commuovere e di ricordarci il valore dell’amicizia. In ognuno di noi risiede la forza per essere diverso, per migliorare la propria vita e per crescere, che si abbiano undici o sessant’anni, trovando la propria strada, “perché le persone possono cambiare, adesso lo crede, un po’”. (p. 240)
Recensione di Chiara Barra
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