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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Ho letto "Presagio triste" in un momento in cui ero triste, appunto, e agitata. Il titolo mi ha attratto anche se non sembrava esattamente quello di cui avessi bisogno. In maniera dolce, senza troppe pretese, con semplicità, le parole di questo racconto, mi hanno lentamente rasserenato, sbiadendo il ricordo del mio presente immediato. Sarà per la descrizione dei luoghi curiosi e nello stesso tempo familiari, degli atteggiamenti e stati d'animo dei personaggi, che ognuno di noi riconosce di aver provato, e osservato almeno una volta, proprio come la scrittrice li ritrae... La capacità di dare un nome a certe inspiegabili sensazioni e questa vicinanza di sentimenti, ti fa sentire "capito", e nello stesso tempo il racconto ti avvolge, direi, con una mite suspence. Sembra che in ogni attimo possa accadere qualcosa di imprevisto (e qualcosa di "strano" in effetti succede), ma tutto pare scorrere relativamente in modo tranquillo, quasi usuale. L'inaspettato è subito e al contempo ricercato dalla protagonista, come fosse qualcosa di casuale ma necessario, e vissuto da lei per così dire serenamente, anche se gli eventi la portano a profonde rivelazioni sulla sua esistenza e la sua interiorità. Qualcosa che c'è sempre stato, è lì e ti aspetta, ma che puoi incontrare o non incontrare mai. La storia finisce e ti lascia quindi la sensazione che la vita sia percorsa da una giusta fatalità, a cui non si deve sfuggire e che anzi, a patto che ci si adoperi per andarle incontro, scioglie poco a poco, quei nodi incompensibili che credo ognuno avverta in qualche modo nella propria vita, come un richiamo misterioso.
Il libro che preferisco della Yoshimoto..sottile e poetico..
Trovo la sensibilità con cui questa autrice descrive sentimenti e situazioni del tutto congeniale al mio modo di sentire, e tuttavia, leggendo il libro, quella malinconia così struggente e quel mondo fatto di presagi, di ricordi dolorosi e di relazioni ambigue mi hanno provocato un sottile disagio ed un senso quasi di soffocamento. Forse perchè l'autrice ci pone continuamente di fronte al nostro mondo interiore, ai nostri ricordi, al nostro dolore in modo così diretto che vorremmo fuggire.
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