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Anno edizione: 2010
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Tra le figure più eminenti della spiritualità bizantina, Evagrio Pontico visse e fiorì nella seconda metà del IV sec. d.C., periodo aureo della patristica. Istruito dai maggiori teologi orientali, Basilio il Grande e Gregorio di Nazianzo, e ricevuti i primi gradi dell'iniziazione sacerdotale, Evagrio abbandonò presto Costantinopoli per seguire la vita monastica, dapprima in Palestina e dunque nel deserto egiziano. Animato dal più profondo amore di Dio, nei suoi scritti seppe bilanciare la saggezza paterna del direttore spirituale e l'approfondimento interiore della conoscenza sacra. Il Trattato sulla preghiera, qui presentato, costituisce una mirabile sintesi della prospettiva e del metodo spirituale peculiare alla mistica esicasta, per cui null'altro risulta essenziale se non l'orazione sul nome umano del Verbo Salvatore. In esso si ammirerà un pragmatismo sacro animato dai consigli ascetici di chi parla per "aver visto", unito alla devozione che trova origine nell'umile consapevolezza di essere una creatura separata da ciò che in essenza essa è. In un'epoca come la nostra in cui sono stati messi in discussione tanto il valore dell'ascesi, quanto il simbolismo religioso che ha vivificato i grandi testi della Tradizione cristiana, la lettura di Evagrio Pontico potrà essere un buon punto di partenza per comprendere come certe pratiche e certe conoscenze non fossero il frutto, storicamente appassito, della cultura religiosa di "un certo" periodo, bensì le armi e le aperture con cui e attraverso cui l'uomo potrà unirsi a quello che più veramente è.
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