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scheda di Magni, A., L'Indice 1995, n. 3
Il libro si basa sulla contrapposizione tra due diversi approcci possibili al problema del futuro. Uno passa per la conoscenza scientifica tramite il concetto di legge fisica e la formalizzazione matematica dei fenomeni naturali; l'altro è quello, invece, irrazionale, che possiamo vedere composto da un mosaico di culture che vanno dalle più antiche religioni al più ingenuo degli oroscopi. Per quanto riguarda le capacità di previsione della scienza fisica, bisogna subito citare Laplace e la sua pretesa, data l'ipotetica conoscenza di posizione e velocità di ogni particella dell'universo, di poterne in teoria predire, esattamente, il comportamento futuro. Tale pretesa è stata, da Poincaré per primo, dimostrata irrealizzabile, e proprio a livello teorico: ciò che le teorie che si occupano di comportamenti caotici oggi mostrano è che i sistemi fisici divergono rapidamente dalle previsioni teoriche, con velocità esponenziale. È con un notevole salto concettuale che si approda alla seconda parte del volume, tutta incentrata sulle concezioni religiose del cosmo. Emergono chiaramente le fondamentali differenze fra la concezione cristiana e quella buddhista. Il cristianesimo, per quanto riguarda il suo rapporto con la sfera della predizione del futuro, ebbe difficoltà fin dalle sue origini a conciliare la prescienza di Dio, la divina provvidenza, e il libero arbitrio dell'uomo. Il buddhismo, al contrario, ha una sua coerenza interna dovuta in primo luogo alla mancanza dell'ostacolo di un Dio creatore e onnisciente. L'idea del tempo ciclico, inoltre, cambia di contesto lo stesso concetto di previsione.
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