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Ci sono libri brevi ma difficili, concettualmente densi, colmi di interrogativi che non sempre possono ottenere una risposta definitiva, ma che dipanano diverse prospettive per approfondire i segni del presente. In quest'opera, Cacciari, meditando sulla 2 lettera ai Tessalonicesi, pone l'accento sul potere che frena, che è essenzialmente la dimensione politica, che si occupa di amministrare i commerci del mondo in funzione dell'autorità spirituale della Chiesa che prepara i credenti per il giorno della parusia. L'Occidente è essenzialmente la contraddizione tra il polo politico e quello spirituale, il cui confliggere è alimento reciproco. Il potere politico non può fare a meno della chiesa che lo incalza e lo critica costringendolo nei suoi limiti ma che da sempre vuole travalicare assumendo in sé il Fine, e la Chiesa non può fare a meno del potere politico perché vi sia tempo necessario per evangelizzare le genti prima del giudizio definitivo, ma così facendo rischia di comprimere il politico, di farsi essa stessa politica contravvenendo alla sua missione, Su questo conflitto, nelle sue innumerevoli forme, i compromessi possibili hanno sempre dato vitalità all'Occidente, persino nelle epoche più buie del Novecento, grazie alla Chiesa e agli Alleati. Ora questi due poteri sono in affanno, le grandi figure di Agostino, di Dante, del Grande Inquisitore di Dostoevskij, non hanno più nulla da dirci, resta Epimeteo, l’Anticristo conciliante, mentre la Chiesa, non più segno di contraddizione, si disfa in un mondo in cui il Politico è incatenato nelle potenze economico-finanziarie, tecnico-scientifiche. L'Anticristo, sempre in atto, si sta ormai manifestando senza che noi possiamo accorgercene, indaffarati come siamo nelle urgenze ripetitive di una quotidianità che scivola via nell'indifferenza di un Eschaton. Cacciari fa un grande elogio del Politico che possa lasciare spazio alla spiritualità del Fine, anche se si tratta di un elogio funebre che dà da pensare. 8
La relazione tra teologia e politica nella cristianità occidentale: Schmitt e San Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi. Così parte il bel (ma non semplice) libro di Cacciari. Il potere politico equivoco nelle sue funzioni, ma con che limiti? La legge si vuole fare eterna (nel peccato parimenti eterno) e quindi stabilisce e sanziona. Però nella essenza divina (es. imperatore romano):nel rapporto tra la securitas e la sfera spirituale (è ontologica la insecuritas). Infatti, il potere mondano (potestas) non può essere un'autentica auctoritas. Ma l'autorità è nelle mani dello Stato: il potere politico, come forza politica per eccellenza, è lo impero romano che con energia catecontica, "trattiene" quel che (come abbiamo visto) non può. Siamo alla lotta faustiana (Splengher) tra l'Anticristo e non. Nello stato moderno (agnostico) la religione è libera e rimane un affare privato? Ma la religione, essendo un fatto comunitario, aiuta la politica perchè non si può governare solo con la ragione. Infatti, non c'è pace se non in/di Dio (Agostino): rimane la sicurezza sempre contingente peraltro. Insomma siamo liberi ma condizionabili, solo in cielo saremo beati e perfetti nel comandamento dello amatevi! Abbiamo quindi bisogno di essere comandati? Abbiamo bisogno oltre che di pane, di ordine? E' Hobbes che crea un Dio artificiale, ma così scompare la genuina idea escatologica, se non addirittura il cristianesimo, proprio perchè viene a mancare il fine. Occorre tenere a mente il significato escatologico, ecco la situazione paolina. Il conflitto tra i due poteri viene meno nella dimenticanza escatologica, nell'arretramento spirituale che il politico avvia. Quale il compromesso? Il legame tra il suddito e il trascendente è una mediazione (che non comporta compromesso: questa l'irriducibile contraddizione) o una obbedienza? Le potenze sono coalizzate per il mercato, dove tutto è oggetto di contratto, contrattato, non il dono gratuito. Qual'è la figura dell'avversario?
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