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Sarebbe vergognoso schierarsi dalla parte di un impero come quello guidato da Putin, che non ha niente a che fare con emancipazione dei popoli e progresso, usa anche una chiesa ortodossa sottomessa al potere politico e si oppone ai diritti LGBTQ+. Quello vigente in Russia è un sistema oligarchico, con enormi diseguaglianze, aree coloniali asiatiche prevalentemente povere, repressione del dissenso, magistratura non indipendente utilizzata per levare di torno gli oppositori, definiti estremisti da una neolingua che invece non considera tali ultranazionalisti ed imperialisti sanguinari. In Russia la stampa non può più criticare il regime e l'aggressione contro l'Ucraina. L'economia è meno importante che nei paesi occidentali, nel senso che il benessere dei cittadini è secondario, mentre conta la potenza militare con cui sottomettere stati vicini. Federazione Russa e Cina sono vecchi imperi, con popolazione non giovane, in cui il nazionalismo russo ed Han alimenta la volontà di dominare con la forza in alcune regioni, schiacciando gli ucraini e prima poi gli abitanti di Taiwan che vogliono restare uomini liberi e non vogliono diventare servi del Partito Comunista. La politica che domina in Cina è quella del monopolio del potere detenuto dal Partito Comunista, che domina la società con sistemi di controllo digitali pervasivi, polizia e carri armati se necessari per reprimere l'opposizione. Nelle democrazie liberali esiste la politica ovviamente, ma è pluralista, con ideologie e programmi che si confrontano liberamente , mentre in Cina domina un solo partito e la sua ideologia rielaborata dal capo di turno, in passato Mao ora Xi Jinping.
Libro modesto e retorico, roba tipica da propaganda di guerra. L' autore afferma che la guerra e la morte sono necessarie e prezzi ampiamente pagabili per il mantenimento del potere dell' ordine liberale. Perché, al di là di tanti sermoni retorici su democrazia, diritto internazionale, etc l' autore afferma esplicitamente proprio questo: l' ordine liberale, che è il dominio dell' economia nel governo della società e il sistema di potere vigente in Occidente è messo in pericolo dal modello di Paesi (Russia e Cina) che affermano invece il primato della politica. L' autore dimentica di dire che la popolazione del mondo occidentale è solo un settimo di quella mondiale e questa quota è destinata a scendere ancora stante i trend demografici. Dimentica di dire che quando si fece il primo G7 negli anni '70 il mondo occidentale esprimeva l' 80% del PIL mondiale, mentre oggi non arriva alla metà. Parsi ripropone con altre parole le brutali e vergognose affermazioni del commissario europeo Borrel: l' Europa è un giardino e fuori (il resto del mondo non occidentale) è la giungla. Dove possa portare una visione del genere è chiaro. Anziché negoziare per un mondo nuovo e multipolare Parsi propone la difesa feroce del vecchio, in maniera non diversa da come le classi aristocratiche dei Paesi dell' ancien regime cercarono di sopprimere con la violenza i moti di liberazione nell' Europa dell'Ottocento. La sua scusa è la difesa della democrazia, dell' ordine liberale, in concreto un' aristocrazia anagraficamente vecchia violentemente attaccata alla roba e che cerca un' impossibile difesa.
Un saggio eccellente per capire la guerra in corso. Una potenza autoritaria come la Russia di Putin, che mischia stalinismo, zarismo e fascismo del secolo scorso per fondare l'imperialismo aggressivo e unilaterale è molto diversa da una superpotenza liberale come gli USA, che nella difesa della libertà ha trovato la propria ragione d'essere ideologica e la ragione per interventi internazionali. In passato l'imperativo di arginare l'espansione comunista sovietica portava a scelte discutibili, ma con la fine dell'URSS è diventato più chiaro che l'Occidente a guida USA difende diritti umani ed autodeterminazione dei popoli, che si manifesta con la democrazia e certo non con le dittature ed i sistemi a partito unico. Nel caso dell'Ucraina, che dalla rivolta popolare filo-UE di Maidan aveva scelto di entrare nella UE come la Polonia, sia pure in tempi da definire, dovrebbero essere soprattutto le potenze dell'UE a difendere il futuro membro dell'Unione. Per troppo tempo gli stati dell'Europa occidentale continentale hanno pensato di potersi impegnare poco per avere una forza militare che bilanciasse quella della Russia, perchè tanto ci pensavano gli USA. Recentemente gli USA non vogliono correre troppi rischi per difendere uno stato geograficamente lontano, mentre la Russia sanguinaria di Putin minaccia l'uso di armi nucleari tattiche. Piegarsi di fronte alle pretese illegittime di Putin ed alle sue minacce criminali, farebbe capire alla Russia che può fare ciò che vuole in Europa dell'Est. Le potenze della UE, che sommate hanno PIL molto più grande di quello della Federazione Russa, devono organizzarsi per avere un peso militare proporzionale ed essere in grado di difendere paesi amici dalle aggressioni russe, mettendo in campo anche il deterrente nucleare. Putin non ha il diritto di ridisegnare confini con la forza prendendo a pretesto minoranze linguistiche, pretesto di cui anche Hitler si era avvalso.
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