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Il postino di Piracherfa
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Il postino di Piracherfa - Salvatore Niffoi - copertina
Il postino di Piracherfa - Salvatore Niffoi - 2
Il postino di Piracherfa - Salvatore Niffoi - 3
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postino di Piracherfa

Descrizione


Salvatore Niffoi immerge il lettore in un’atmosfera soprannaturale eppure crudissima, firmando forse il più enigmatico dei suoi racconti.

Non rispondeva nessuno. Melampu si tolse il cappuccio ed entrò nel cortile, sempre urlando: "Posta, dottorè, posta!". Stringeva tra le mani un piccolo pacco piombato all'estremità. Stava per rimetterlo nel borsone, quando, oltre un vaso di campanelle blu scuro, la vide. Sulle prime gli sembrò uno scampolo, un avanzo di stoffa, uno scialle. Si chiuse il portone alle spalle e appoggiò la sacca su una panca di marmo. Il cadavere si era già sfreddato e aveva preso il colore giallino dei piedi dell'astore.

Melampu è il corpulento postino del paese di Piracherfa. Trascina i suoi giorni a fatica, le budella lacerate dal troppo alcol, la memoria afflitta da un tragico passato familiare, l’anima avvelenata dalle oscene avance di Rodìa Sagrittu, la sua grottesca capoufficio. Spesso, voci gli bisbigliano all’orecchio di darsi al più presto la morte. Un’esistenza allucinata, «pesante quanto una montagna di granito», alleggerita soltanto dall’affetto per Galdina, la «bagassa» di Noroddile, e dalla passione per la scrittura, coltivata negli anni del liceo e mai del tutto dimenticata. L’unico vero conforto di Melampu è rispondere alle lettere che da un po’ di tempo arrivano all’indirizzo di Mitrio Zigattu, suo amico morto in disgrazia. Solo così sente di poter sopportare il passare dei giorni: vivendo la vita di un altro, dissolvendo se stesso in altra forma. Finché una mattina, durante il quotidiano giro di visite, trova a terra il corpo scempiato di donna Balbina, la farmacista del paese. Una morte inquietante che lo costringerà a discendere in un abisso ben più profondo. Tra rituali arcaici e vite guastate, visioni meravigliose e terrificanti metamorfosi, Salvatore Niffoi immerge il lettore in un’atmosfera soprannaturale eppure crudissima, firmando forse il più enigmatico dei suoi racconti.
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Dettagli

2020
30 settembre 2020
144 p., Brossura
9788809888890

Valutazioni e recensioni

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Valentina
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Con il suo stile caratteristico racconta una storia realistica e cupa. Mi è piaciuto, non quanto La leggenda di Redenta Tria, ma non mi ha neppure delusa.

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Linda
Recensioni: 4/5

Non male. Pungente, diretto. Bella l'immagine della donna-animale. Necessitava di più sviluppi in alcuni punti, dove rimane un po' criptico. Mi è piaciuto molto comunque, l'ho letto dopo Il viaggio degli inganni e l'ho preferito a quest'ultimo di gran lunga. Idea interessante, consigliato.

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Ugo Papa
Recensioni: 4/5

Cagliari, Cala Mosca. Quarant’anni or sono. Io li ho veduti quei ragazzi avvinazzati che giocavano alla morra in attesa di entrare in caserma per la visita di leva. Tanti di loro vedevano il mare per la prima volta. Volgare, certo. Ma in senso etimologico: “del volgo”. Quello più vero e disperato. Voto alto, anche se non è al massimo della produzione di Niffoi.

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Salvatore Niffoi

1950, Orani (Nuoro)

Scrittore italiano, ex insegnate alla scuola media. Come narratore esordisce per Il Maestrale nel 1999 (Il viaggio degli inganni), dopo aver pubblicato nel 1997 a proprie spese il romanzo Collodoro (Edizioni Solinas). Sempre per Il Maestrale sono usciti: Il postino di Piracherfa (2000; tradotto in Francia); Cristolu (2001) e La sesta ora (2003). Nel 2003 per “La Biblioteca della Nuova Sardegna” ha pubblicato La leggenda di Redenta Tiria, ripreso da Adelphi (2005), presso la quale è uscito nel 2006 La vedova scalza (Premio Campiello) e nel 2007 Ritorno a Baraule. Tra i suoi ultimi libri: Il pane di Abele (Adelphi 2009) e Il bastone dei miracoli (Adelphi 2010).

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