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«Chi, fra voi, merita la vita eterna?»
«La clonazione ci sarà. Certe cose sono irreversibili. Tutto quello che la scienza può permettere sarà realizzato, anche se ciò modifica profondamente quello che noi consideriamo oggi come umano, o come auspicabile» – Michel Houellebecq, da un'intervista a Le Monde
«Da uno degli scrittori più discussi oggi in circolazione, una storia di provocazioni estreme, governata da eros e morte, su cui la critica si è divisa» – la Repubblica
«Ciò che si continua ad apprezzare in Houellebecq è la sua capacità di osservare con sguardo impietoso e disincantato una realtà come quella contemporanea, fatta di sentimenti degradati e mercificati, di sesso ripetitivo e meccanico, di cinismo miserevole e di patetici tentativi di coprire un grande vuoto» – La Stampa
In un futuro inquietante, dominato da cloni che sembrano aver pagato l'immortalità con la perdita della capacità di ridere, piangere e provare emozioni autentiche, due misteriosi personaggi, Daniel24 e Daniel25, trovano i diari del loro "originale", Daniel1, vissuto ai nostri giorni. La lettura commuoverà molto Daniel25 che conoscerà così la sofferenza, distruggendo il sogno dell'immortalità dei suoi creatori. Provocatorio, ironico, il romanzo di Michel Houellebecq è una riflessione sul senso della vita che viviamo e sulla possibilità di replicarla.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Seguito ideale de "Le particelle elementari", "La possibilità di un'isola" rappresenta una sintesi perfetta del Houellebecq-pensiero, caratterizzato da un pessimismo inesorabile nei confronti dell'umanità e del suo destino. Soltanto l'amore, o la speranza nella sua esistenza, rischiara parzialmente la tenebra in cui l'uomo è condannato a vagare. L'umanità dunque sceglie la via dell'auto distruzione, nella speranza di una rinascita in una nuova veste priva di tutte le complicazioni che rendono intollerabile la vita all'uomo. Variazione su temi già presenti in altre opere precedenti, questo romanzo dimostra ancora una volta tutta la caratura letteraria del suo autore anche grazie a una prosa sontuosa. Qualche manierismo c'è ma tutto sommato non appesantisce la lettura.
Irritante, noioso, sempre supponente, ultradepressivo. Un tema distopico con una scrittura che non si priva di alcuna volgarità ma non accende nemmeno una scintilla di curiosità per il seguito della narrazione. "Sottomissione" mi aveva fatto sperare in qualcosa di meglio. Lettura sconsigliata in un tempo calamitoso come il nostro.
Ma dunque, riguardo Houellebecq c'è poco da dire: o lo ami, o lo odi. Le vie di mezzo non sono contemplate. Eppure, eppure sono ancora combattuta. Diciamo che la prima parte, ma forse anche fino a 3/4 di libro, uhm, l'ho trovata un po' troppo cruda. La vita di Daniel1, ricco comico, è completamente affondata in quella che è una contemporanea way of life e la sua vita non è altro che un palcoscenico, in fin dei conti fatto di niente. Houellebecq descrive l'individuo moderno come un essere senza prospettive, ormai perduto, tendenzialmente ipocrita. Cosa ci resta allora? Tutta l'apatia si cerca di superarla attraverso il sesso, ripetitivo e eccessivo, descritto senza mezzi termini, e dalla speranza di una vita immortale (non migliore). Il racconto, poi, è alternato dai commenti di Daniel24 e Daniel25, i due cloni del futuro che vivono una vita ancora più vuota, senza emozioni e senza più relazioni e che hanno memoria del passato attraverso gli scritti del loro antenato. Che prospettive allora? Interessante, davvero interessante. Un tuffo di riflessione nel presente, nel passato e nel futuro. "Nella prima parte della vita, ci si rende conto della propria felicità solo dopo averla perduta. Poi viene un'età, una seconda età, in cui si sa già, nel momento in cui si comincia a vivere una felicità, che si finirà col perderla."
Recensioni
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Con La possibilità di un’isola (398 pagine, 11 euro), tradotto da Fabrizio Ascari per Bompiani, ci troviamo di fronte a un libro dal chiaro ed evidente sapore profetico. Sì, perché ciò che a Michel Houellebecq riesce meglio non è semplicemente scrivere delle opere accattivanti. Perniciose. Scomode. Ma soprattutto indossare i panni del preveggente, di colui che vede prima. Che immagina. Che prefigura. Affrontare il tema della vita eterna significa scomodare i grandi temi religiosi, rileggere in toto la stessa umanità, rivoltandola come un calzino.
La visione dell’autore francese prevede l’idea dell’uomo come di un soggetto finito, imperfetto, destinato a suicidarsi collettivamente per consentire l’avvento di epoche apocalittiche e l’affermarsi di una nuova razza, i Futuri, entità libere dai complessi, dalle ambiguità, dalle ristrettezze fisiche ed emotive degli esseri umani. A questo stadio ontologicamente evoluto si arriverà attraverso una fase intermedia, quella dei neoumani, creature oramai incapaci di provare sentimenti e, in particolar modo, di temere la morte. Perché questa verrà debellata. Superata definitivamente mediante la conservazione del codice genetico di ogni singolo individuo, destinato a rinascere ogni volta, secondo una sequenza esistenziale, in pratica, infinita. Eterna, appunto.
Succede a Daniel, il protagonista di questo romanzo di Michel Houellebecq, un comico politicamente scorretto le cui vicissitudini lo porteranno ad avvicinarsi alle suggestioni degli Elohimiti, una setta para-religiosa che preconizza il ritorno di esseri alieni, artefici della vita sul pianeta terra. Una tesi molto hard sulla quale Houellebecq costruisce una narrazione cupa e distopica che come sempre stimola il lettore a interrogarsi sugli sviluppi elicoidali del futuro, nelle cui trame, ci sussurra all’orecchio lo scrittore, potrebbero celarsi applicazioni scientifiche capaci di cancellare del tutto i valori, la morale, i riferimenti tutti sui quali per millenni il nostro mondo si è plasmato.
Recensione di Alessandro Orofino
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