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Perche' mi mancava Porthos, la rivista? Per parlare di vino, come vita, senza accartocciarsi su tecnicismi e baruffette, ma elevarsi. La degustazione attiene più all'arte e alla cultura che alla tecnica. La degustazione dei vini prepara e predispone alla degustazione delle cose della vita, come ginnastica ci insegna a servirci dei muscoli e della flessibilità del nostro corpo. " La degustazione è una palestra per lo spirito
Mi aspettavo una rivista, ma questo in realtà è molto di più, ed è stata una lettura stimolante, anche se a tratti impegnativa, che mi ha dato alcune risposte ma aperto altrettanti interrogativi. Ho così scoperto di essere spinoziano senza saperlo, mi sono ritrovato in gran parte nella sua filosofia. Anche il discorso sull'antroposofia mi ha trovato abbastanza predisposto, parlando di viticoltura biodinamica è un passaggio obbligato, direi. Quello che mi ha spiazzato però, devo confessarlo, è stato l'articolo sull'omeopatia. Qui mi piacerebbe davvero aver modo di approfondire, perchè tra alchimia angeli e spiritualità c'è davvero tanto da discutere. E comunque trovo affascinante il paragone col vino, che non contiene elementi chimici che possano giustificarne i tanto discussi sentori minerali, che però noi assaggiandolo ritroviamo. Anche il discorso sulle metamorfosi l'ho trovato interessante, avete aperto tanti filoni che danno una dimensione molto più ampia dell'idea che si ha comunemente del vino.
Vorticoso, disorientante e frammentato nella fase iniziale, dove si passa da "Il Paradiso di Manfredi" il racconto della produttrice Rosella Martini, alle note di degustazioni dei suoi vini, passando per l'intervista a Giovanna Morganti e Piero Riccardi; per arrivare poi alle voci, innumerevoli (Nino Barraco, Cataldo Calabretta, Massimiliano Croci, Alessandro Dettori, Salvatore Ferrandes, Francesco Ferreri, Marko Fon, Elisabetta Foradori, Antonio Giglioli, Valter Mlecnik, Giovanni Montisci, Arianna Occhipinti, Sofia Pepe, Stanko Radikon. ecc.ecc). Ammetto di essermi perso, è come mettere il piede in un mare meraviglioso ma sotto un cielo plumbeo, si percepisce che una volta immersi, si è in balia dei flutti senza una destinazione annunciata . Eppure ci si immerge ed i frammenti, il ritmo delle voci e delle descrizioni, fanno emergere immagini a me care dalla frequentazione delle degustazioni di Porthos, senza delimitare confini e limiti; senza un dentro né un fuori . La presenza de "Il Libro del coppiere" di Wolfgang Goethe è un filo conduttore, con l'effetto di una sospensione emotiva, che unisce e finalmente delinea i limiti ma lo si capisce solamente arrivati in fondo. Giunti alla riflessione di Emanuele Tartufieri sul vino naturale a partire da Spinoza, si ha l'impressione di essere vicini al nocciolo della questione; al centro atteso che poi deflagra con le interviste a Claudio Elli e Claudio Colombo . Che bomba ! Nel Libro del Coppiere, come in una premonizione, tutto questo sapere era contenuto. La lettura è avventurosa, emozionante; di quelle che se arrivi in fondo lascia un segno . Un segno dal quale ripartire. Un segno coraggioso da parte di Porthos perché parlare di Antroposofia ed Omeopatia significa tuttora prestare il fianco ad una miriade di obiezioni ed incomprensioni, è un tema che nei fatti ancora respinge, non avvicina. Sandro Sangiorgi ed i suoi collaboratori hanno voluto gettare un ponte al di là del fiume e per questo sono loro grato .
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