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Paolo Grillo ci conduce in un viaggio attraverso le infinite pianure mongole, il continente indiano e l'Africa.
«Per colonizzare un territorio non è sufficiente disporre di capacità tecniche e risorse economiche, bisogna anche valutare che l'impresa valga la spesa e la fatica», per questo non c'è da stupirsi se imprese come l'arrivo dei vichinghi in Nordamerica poco dopo l'anno Mille o la feroce irruzione mongola in Occidente rimasero episodi circoscritti. Ben diverso, invece, fu lo scenario a partire dalla seconda metà del Duecento. Quando la curiosità per il mondo circostante, la sete di guadagno e la fede spinsero molti a intraprendere viaggi e spedizioni rischiose, e i contatti e le transazioni si fecero sempre più intensi al punto di dar vita a una vera e propria «globalizzazione» ante litteram. Ma è un errore, per noi occidentali affascinati dalla figura di Marco Polo, mettere l'Europa al centro di questo processo di connessione come se fossimo stati noi a «scoprire» il resto del mondo. Non fu così. Contrariamente a quanto si pensa, gli europei del medioevo erano consci di vivere alla periferia di un mondo ricco, colto, civilizzato e multipolare, dove avrebbero dovuto ritagliarsi un ruolo sviluppando il dialogo e i commerci, non certo cercando di imporsi con gli eserciti. Quelli che Paolo Grillo ci descrive nelle pagine de "Le porte del mondo" sono mercanti, missionari, uomini di cultura e avventurieri, non conquistatori. Soltanto così l'Europa riuscì a inserirsi pacificamente e fruttuosamente in un mondo più vasto e, spesso, più prospero e tecnologicamente avanzato, e ad arricchirsi di nuove risorse e di nuove conoscenze. Paolo Grillo ci conduce in un viaggio attraverso le infinite pianure mongole, il continente indiano e l'Africa, alla scoperta di quella globalizzazione che permise all'Europa di respirare per decenni un'aria nuova, un'aria destinata a condizionare la cultura e l'economia dell'Occidente latino per i secoli a venire.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È un saggio storico molto interessante per l’argomento, la globalizzazione nel Medioevo e in particolare i rapporti tra Europa e Oriente, ma anche con il Nord Africa. È avvincente come un romanzo: l’autore, storico medievale, con cura storiografica ci narra di come i latini nel Medioevo vivessero in armonia nel Medio o lontano Oriente con i popoli locali, per usarla coi termini odierni si potrebbe parlare di melting pot. Questo libro mi ha affascinata, mi piaceva seguire le avventure dei vari personaggi storici di cui si descrivono le imprese, fra cui Marco Polo è uno dei tanti anche se il più conosciuto, e viaggiare con loro in Cina, in Persia, in India, in Etiopia e altrove. Il periodo storico considerato è compreso tra l’inizio del Duecento e la metà del Trecento, in quei centocinquant’anni ci fu un movimento intercontinentale di persone e merci che dà risalto all’idea di un Basso Medioevo pieno di opportunità economiche e culturali, fino all’arrivo della Peste Nera a metà Trecento. Lo consiglio a tutti per una lettura piacevole.
Questo splendido lavoro di Paolo Grillo, articolato su un preciso periodo storico, seconda metà del XIII secolo e prima metà di quello seguente, e su un preciso network internazionale costituito da viaggiatori, mercanti, missionari ed esploratori, ci svela l'interconnessione esistente tra Africa, Europa ed Asia durante la cosiddetta pax mongolica. Quel lasso di tempo durante il quale il mondo afro-eurasiatico fece esperienza della globalizzazione medioevale , ed in particolare l'Europa ebbe la possibilità di ampliare la propria percezione dell'ecumene e del proprio ruolo in essa. Un mondo multipolare, ricco, colto, civilizzato e spesso anche tecnologicamente più avanzato, l'aspettava. L 'Europa, con coraggio e determinazione, riuscì a ritagliarsi un proprio spazio, attraverso il dialogo e i commerci. Il ricordo di questa esaltante esperienza l'avrebbe accompagna, in positivo, per i secoli a venire.
Recensioni
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