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Anno edizione: 2011
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Pensate che invenzione, pensate che prodigio, mettere in piedi una clinica per gli "arretrati dello spirito, per i sordi alla civiltà". Accadrà mai? E quante migliaia e migliaia di stanze dovrebbe contenere? Più la folla di benpensanti, di ricchi e di illustri fra i suoi ricoverati, i respinti senza grandi studi, oppure la grande massa delle terre di mezzo, quello sciame di consapevoli che si tengono e al tempo tentano di crederci, commossi e carenti insieme verso una spinta sensibile autentica? Orrido regno della doppia morale, guanto che mantiene al caldo la mano e insieme povera inutile moneta gettata al prossimo. Prevarrà sempre e solo la timorosa mediocrità diffusa col suo flaccido verbo? Equilibri zoppi e goffi sul trapezio degli incontri, eleganti miserie a infarcire il giorno? O potrà darsi - chissà quando - un'alba di redenzione davvero collettiva? Forse l'impossibilità di un capolavoro che non sia letterario è qui esaltata e custodita, nel sogno di questo libro unico, grandioso, scansato come una perfezione appestata, come una stazione di treno su cui nessuno mette piede, perché pochi sanno respirare le sale d'aspetto della verità con la fidatezza e l'abbandono che solo la vera sfida dello spirito può incarnare. Ma prova a varcare quella porta un uomo. E' un pazzo? Un redentore? Un nuovo Cristo in un deserto privo di bordi e direzioni? L'uomo della carezza sulla piaga, della dolcezza sul supplizio? "L'unica cosa vera al mondo è soffrire per quest'ammasso inamovibile che è l'uomo che cresce, che attecchisce su di noi, si sbriciola, ci disgusta, odiato, ostacolo, nemico!". Adagiatevi sulla rara squisitezza di quest'omelia poetica, di questa prosa dannata e celeste, rincorsa contro caduta, grido contro miraggio. Una luce che prende su di sè i dolori e i peccati delle ombre del mondo, a iniziare dalla realtà di un tremendo infanticidio. Cambiare, verbo di dubbi e di massacri interni mentre l'erba indifferente sale sul tumulo dei viventi. Un libro della vita.
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