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Recensioni Un popolo di roccia e vento

Un popolo di roccia e vento di Golnaz Hashemzadeh Bonde
Recensioni: 4/5
Un romanzo che vibra di rabbia, di dolore, di passione e di vita. Una storia che parla di radici e di eredità, e che ci riguarda tutti.

Mia nipote non sarà come me. Sarà una creatura di radici, non di sabbia. Vivrà nello stesso luogo in cui è nata. Avrà solide radici piantate nella terra. Sono stata io a dargliele. È stata la mia fuga a renderlo possibile

«Una narrativa limpida e cristallina, in cui convivono l’amore per il dettaglio e la musicalità, come in una canzone. Un romanzo fuori dal comune e necessario.»Dagens Nyheter

«Un libro che solleva domande esistenziali e aggiunge pezzi fondamentali al puzzle che è il mondo di oggi.»Kulturnytt, Sveriges Radio

Teheran, 1978. Nahid conosce Masood la sera in cui viene ammessa all'università di Medicina. Entrambi diciottenni, hanno nelle vene il fuoco della passione e della giovinezza, di chi si sente invincibile perché è certo di essere nel giusto. La rivoluzione li infiamma e li scuote come una pioggia di stelle. Di giorno studiano, di notte sgattaiolano per strada a distribuire volantini, discutono di libertà e democrazia, e si battono per rovesciare il regime dello Shah. Sanno di rischiare la vita, ma si sentono immortali: gli iraniani sono una stirpe di roccia costretta a vivere nel sottosuolo, ma è arrivato il momento di liberarsi dal giogo. Finché, una sera, Nahid permette alla sorella minore di accompagnarla a una manifestazione. Quando la violenza esplode, la perde di vista nella calca. Basta un attimo, la presa sulla mano che si allenta, e nulla è più come prima. Prostrati dal dolore e dal rimorso, Nahid e Masood decidono di fuggire: Teheran non è più un luogo sicuro per loro e, ora che Nahid è incinta, scelgono di aggrapparsi alla promessa di felicità che lei porta in grembo. Trent'anni dopo, a Nahid restano pochi mesi da vivere. O così dicono i medici, perché lei non è tipo da arrendersi. Mentre ripercorre le tappe che l'hanno portata dall'Iran alla Svezia, analizza anche i sacrifici, le speranze e le disillusioni, il rapporto con la figlia Aram e con il suo tempo. Nahid, Masood e i tanti che come loro sono dovuti fuggire, una generazione di sabbia trasportata dal vento. Aram e i giovani che come lei sono cresciuti in un nuovo paese, figli del vento ma con solide radici.)
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