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Storia ambientata tra Teheran (durante la rivoluzione islamica del 1978, fino ai primi anni’80) ed in un paese svedese (trent’anni dopo), che racconta la vita della famiglia di Nahid, e di come sia passata da fautrice della Rivoluzione a rifugiata in Svezia in quanto ricercata dalla Guardia islamica. Le parti del libro che ho trovato interessanti sono quelle ambientate a Teheran: sia le pagine che raccontano le vite delle famiglie patriarcali e di quanto è difficile essere una donna in Iran, sia quelle dei giovani universitari che si ribellarono alle convenzioni per sentirsi liberi … per poi scoprire che liberi lo erano prima che scoppiasse la rivoluzione Islamica che avevano contribuito al fatto che avesse successo, per poi scoprire che dopo la nascita dello Stato Islamico avevano perso quelle libertà che avevano dato prima per scontato. Cessano i diritti, finisce la libertà. La parte che descrive la vita di Nahid trent’anni dopo la Rivoluzione sono troppe dure, troppo dolore … che portano l’attenzione del lettore lontano dall’inizio della storia … è come se fossero due storie slegate tra loro unite solo dalla presenza della protagonista. Probabilmente è un errore mio: volevo un libro che parlasse della rivoluzione islamica in Iran, ed invece mi sono trovato a leggere un libro che ripercorre tutti i passi della malattia tumorale che interessa la protagonista. Nahid ha troppo rancore, troppi sensi di colpa, troppa negatività per farsi che il lettore possa simpatizzare per lei. Forse l’assenza di amore nel suo cuore l’ha portata a non creare un buon rapporto con la figlia, che altrimenti non mi spiego certi atteggiamenti di Nahid; solo in punto di morte riesce a fare pace con la figlia. Boh! Il libro mi ha perciò deluso perché non ho trovato quello che cercavo, ed ha rafforzato la mia idea che dovremmo legalizzare la eutanasia in Italia.
Uh che male dentro che sento. Un libro che ho divorato, di quelli che ogni momento è buono per andare avanti, per leggere anche solo 4 righe in più. La storia di Nahid, ragazza e poi donna rivoluzionaria, costretta a lasciare l'Iran, il suo paese, per fuggire in Svezia, per essere libera, per vivere senza paura. Un carattere il suo particolare, una figura sicuramente molto fredda, soprattutto nei confronti della figlia Aram, che a prescindere la ama incondizionatamente. Bello, bello, terribilmente bello anche se di certo non con un happy ending. E un unico consiglio: leggetelo, vi entra dentro. Concludo così, con una domanda che mi ha colpito: "È possibile che una vita vissuta intensamente bruci più in fretta?"
1978 Theran, Nahid supera il test alla facoltà di Medicina e la sua famiglia la vuole festeggiare! Alla sua festa Nahid conosce Masood, anche lui frequenterà la facoltà di Medicina, è subito affascinata dalle sue idee rivoluzionarie. Sono giovani si sentono onnipotenti anche se sanno di rischiare la vita, vogliono battersi per la libertà e la democrazia. Quando esplode la violenza durante una manifestazione e muore l'amatissima sorella minore di Nahid, sono impreparati e sorpresi dagli eventi, cominciano a capire che non sono immortali e che la guerra è alle porte.Si nascondono in uno scantinato per sopravvivere senza essere arrestati e non vedendo altra possibilita decidono di fuggire all'esterol senza avvisare né la famiglia né i compagni di lotta. Dall'Iran alla Svezia con la promessa di poter ricominciare a vivere liberi. Trent'anni dopo, a Nahid, viene diagnosticato un cancro e lei si ritrova a fare un bilancio della sua vita, di ciò che poteva essere e non è stato .. Dal riassunto della copertina credevo parlasse di Iran, rivoluzione, la storia di una famiglia in quel periodo e invece non è così, il filo conduttore è il racconto di Nahid dell'avanzare della sua malattia con flash back sul suo passato. Nahid è una donna che è sicuramente passata attraverso molta sofferenza ma dà l'impressione di non essere riuscita a creare qualcosa di meglio neanche quando avrebbe potuto. Le sue parole sono sempre cariche di rabbia, risentimento, rimpianto e senso di colpa per diventare poi paura egoismo e disperazione. È una donna che sa di aver ferito le persone amate (la famiglia soprattutto), sa di non aver amato sua figlia Aram come avrebbe dovuto e con suo marito è stata una convivenza violenta. Aram è l'unica persona che le rimane vicino ed è anche quella su cui Nahid sfoga la sua frustrazione. Non può fare a meno di chiedersi se, se fosse rimasta in Iran con la sua famiglia, sarebbe stata meno libera ma più amata e meno sola.
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