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"Il popolo che disse no" di Bo Lidegaard è uno dei libri più belli che io abbia mai letto. Un libro di rara ricercatezza: affronta e racconta storie sconosciute nella nostra bibliografia, facendo emergere personaggi veramente poco conosciuti in Italia, ponendo quesiti e interrogativi morali enormi, scuotendo il nostro intelletto che è posto di fronte a quesiti terribili, ci mostra punti di vista nuovi ai più... una vera perla nella sua magnificenza. Il lettore italiano non può che uscirne profondamente arricchito e minato in tante sue certezze illusorie: - gli italiani e il fascismo (come tutti gli altri regimi fantoccio o meno legati alla Germania nazista) non potevano che seguire la Germania nazista sul sentiero delle leggi razziali. Gli italiani, brava gente, sono stati i più umani... quante leggende false per auto assolversi e non vedere... questo libro ci apre in parte gli occhi sul fatto che altri hanno saputo dire no. C'erano vie diverse a quella fosca battuta dall'Italia...; - ci lacera e ci scuote nel profondo presentandoci figure di collaborazionisti da una visuale che raramente i libri osano dare (ne ho altri simili ma questo è veramente unico nella sua profonda analisi). Meglio un eroico sacrificio o una collaborazione con ciò che consideriamo Male che salva vite (c'è anche un bel documentario/libro sul tema: "L'ultimo degli ingiusti" di Lanzmann sulla figura di Benjamin Murmelstein )? Il libro lascia un segno profondo nella nostra coscienza che sarà combattuta da sentimenti contrastanti e opposti sui vari personaggi. Facendo toccare l'umanità di Bene e Male e la difficoltà di districarsi con questi umanissimi e complessi concetti in situazioni estreme. Un libro che mette alla prova il nostro intelletto per arricchirlo con nuovi dubbi (le risposte possiamo darle solo noi dopo lunghe riflessioni: è nostro il parametro...); - una storia corale e toccante che riuscirà a farci capire quanto sia importante una forte coscienza critica. Non solo fa riaffiorare
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