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Forse soltanto Ivo Andric può rinnovare la curiosità per la Bosnia, "una terra in mezzo al mondo", e per le sue celebri ballate medievali che la cultura occidentale ha saputo apprezzare nell'Ottocento. Formatosi alla grande scuola del canto popolare jugoslavo, seppe poi, con "forza epica" trascriverlo nel romanzo Il ponte sulla Drina che gli valse il Nobel per la letteratura nel 1961. Il trionfo della storia non finisce di stupire nemmeno nelle poesie che, nella loro organicità, per la prima volta escono in traduzione italiana. Il nettare slavo in calice di Murano. è dunque un Andric "nuovo" quello che la presente edizione si propone di far conoscere: l'esordio e l'epilogo poetico dell'ultimo mitteleuropeo che seppe cercare requie - "l'immenso, l'infinito, l'orizzonte chiaro"-. L'uomo di grande rigore che proprio perché non ammetteva di essere sentimentale, risulta esserlo davvero. Parla tutta la malinconia slava, quella della lotta contro le ostilità di uomini e di tempi, quella del nobile pudore e della imperfezione umana. è una coscienza non romantica, più olfattiva e più afferrabile, di ricreazione miracolosa di amate emozioni.Tuttavia, queste Poesie scelte sono una conferma non solo di una rassegnazione fatalistica, ma anche di un'anima slava maliarda. Non un urlo, nessuna ribellione, soffocati sul nascere, solo le infinite sfumature del dolore ereditato. è quasi un privilegio trovarsi oggi nella lingua misteriosa ed evocativa di Andric che contempla l'oblio invece della morte, l'"antico dolore" invece dell'"antica fiamma".
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