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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 1998
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Come tutte le raccolte, anche questa antologia alterna risultati non sempre esaltanti, a fianco di alcune rare, pregevoli perle, di poco comune sensibilità e acume poetico.
Recensioni
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scheda di Bardi, M., L'Indice 1991, n. 3
Il volume, che documenta l'attività poetica del poeta emiliano anteriore alla raccolta "La camera da letto" (1984-88), consente di seguire nelle sue varie fasi la ricerca di quella che - con una formula tradizionale e non del tutto chiara - potrebbe definirsi "la sua personale dimensione". In "Sirio" non si possono non cogliere le evidenti ascendenze pascoliane, ma sullo sfondo di soggetti rustici e di paesaggi nebbiosi ricorre la presenza inquietante e severa di angeli "invisibili e gravi", "fermi a mezz'aria" con i capelli al vento e gli occhi neri. Con il senso di mistero connesso a queste figure sovrannaturali si insinua nei versi del poeta il sentimento del consumarsi progressivo e irrimediabile della vita ("Come un ruscello è mia vita, e continuamente si disperde. / Un giorno / sarà tutto disperso"). La ricerca di un linguaggio aulico e l'attenzione all'esperienza poetica di Montale, Ungaretti e Saba (e dei poeti stranieri, da Hardy e Frost, da Pound a Edward Thomas, Marianne Moore e Frénaud, di cui si possono leggere in appendice le numerose traduzioni e imitazioni) si associano fin dalle prime raccolte a un'idea tradizionale della figura e del ruolo del poeta: "Sarà il nero poeta malinconico, / che tutti gli astri silenzioso aduna / per la festa funebre dell'onore". Per il suo quotidiano esercizio il poeta ha scelto (ce ne accorgiamo leggendo i versi della maturità de "La capanna indiana" e "In un tempo incerto") un numero limitato di oggetti e di temi che fanno riferimento al mondo circoscritto della casa e della natura, visti ora con sottile ironia, ora con affetto, malinconia e nostalgia. Progressivamente ci si rende conto però (soprattutto leggendo i versi di "Viaggio d'inverno", che segnano una svolta decisiva nell'attività del poeta, anche dal punto di vista dello stile e del linguaggio) che nell'universo noto delle case e dei campi, dei fiori e degli affetti familiari Bertolucci prova le sensazioni forti, di inquietudine e paura, di un viaggiatore instancabile. Con lo stesso occhio di precoce nostalgia con cui guardava il paesaggio noto della sua terra ora il poeta guarda sé stesso e la propria vita: prevale su ogni cosa il senso tragico dell'esclusione e della separazione dal mondo. I figli sono "stanchi di attendere", l'amore è "inutilizzabile ai confini dell'inverno" e il "poeta dubita avviandosi che lo si riconosca ed onori".
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