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Un poema che probabilmente nasce da lontano, che si è poi arricchito nel tempo di personali sguardi e punti di vista originali, dando così avvio ad un fiume di altri e più numerosi versi ancora. Con inevitabili margini di dubbio, direi che da questa considerazione nasce la netta divisione dell'opera in due parti che, se ad una lettura superificiale possono sembrare talvolta correre parallele, risultano invece espressione di due diverse stagioni della vita di Mazzanti. Il poema risulta comunque organico al suo interno, perché il viaggio è un incessante scavo in una comune miniera interiore. I tesori rinvenuti diventano via via sempre più preziosi ed evocativi, la fotografia sempre più a fuoco, la sintassi meno spigolosa ma più lineare e morbida. Il titolo stesso sembra poi essere trama e contenuto dell'organicità del poema: "Cristo Maria" si presenta quasi un unico inscindibile nome, ovvero non si dà l'uno senza richiamare inevitabilmente l'altra. Il Cristo esiste per il sì di Maria, e Maria esiste in forza di un desiderio di Dio che la precede e che in lei ha scelto da sempre l'infinito grembo del Figlio.
La croce di Gesù Cristo è la croce di ogni uomo. E di ogni uomo di fede. La croce come stretto squarcio ma anche come pertugio diltato capace di unire terra e cielo, tragedia e speranza, esistenza e vocazione. Nell'arco dell'intero, articolato, multiforme poema Cristo non è però mai solo, nemmeno -e oserei dire 'soprattutto'- quando la storia ce lo racconta tale. Il lettore è presenza concreta sulla scena, e a lui vengono affidati gli sguardi, il cuore e lo spirito del Crocifisso. Lettore che diventa semplice spettatore quando il dramma diventa un canto d'amore dell'uomo-Cristo con la donna, ora la Madre, ora Maria di Magdala, ora Maria la sorella di Lazzaro. Ed è proprio qui che la poesia tocca i punti più alti, diventando complicità e tenerezza, pena e consolazione. Un dialogo amoroso con la "donna" che recupera i ricordi di una vita intera -quella di Mazzanti- offerti in delicatissimi ma vividi acquarelli, scene evocative di una profonda nostalgia per l'infanzia e per la giovinezza. La parola, il verso -scarno ed essenziale- si staglia potente. E via via il dipanarsi del racconto diventa trama di un destino mai scelto ma accolto, sofferto e offerto.
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