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"La leggenda dei divi amanti era un castello di carta destinato a crollare". Andreoli, attraverso una serie di capitoli, meticolosamente presentati al lettore tra documenti epistolari e annotazioni storico-letterarie ,mette, da subito, in risalto l'impari condizione tra D'Annunzio, stimolato a misurarsi con la Divina, e, la Duse,fatalmente attratta da un talento da scoprire e dominare. Di certo Eleonora, la teatrale "Elettra", abilmente manovra il poeta," lo adoro e lo detesto", affinando i suoi mezzi espressivi nutriti grazie alla sconfinata erudizione di lui, che intende convertirla ad una rinnovata drammaturgia ed innovativa recitazione."Quale spazio riservare all'amante se lei occupa la scena intera?". Leggendaria interprete a teatro, abile attrice di melodramma nella vita, sino ad ostentare indulgenze materne verso il poeta, denominandolo "figlio". Eleonora o "Ermione" incarna il teatro per "Gabri", che investe nella relazione il suo destino di artista. D'Annunzio compone le sue opere con uno stile inaccessibile in una robusta e coerente struttura, in cui la Duse si frappone con la forza della mimica e i suoi personali interventi nello svolgimento scenico. "Due divinità, due istrioni, due registi, dove uno era sempre di troppo". In verità si scopre che " il dispotico padrone" non è che il docile servo, In una lettera,datata 1904, D'Annunzio, patisce l'immeritata incomprensione "ecco il risultato di così lunga vita comune. Ancora un giudizio acre, ancora un'offesa, ancora un segno di cecità". Lui la vittima, lei il carnefice. "All'unica" sua "compagna" riconosce di aver "imparato a morire di non morire". Al Vittoriale, alle spalle dello scrittoio, il busto marmoreo della Duse ha vegliato sino alla morte su di lui.
Libro interessante per sapere qualcosa in più su una storia che è stata la colonna portante dello scrittore. Facile da leggere ma comunque un testo per gli amanti della storia della letteratura e per i cultori del Vate.
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