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La pittura di storia in Italia 1785-1870. Ricerche, quesiti, proposte. Ediz. illustrata - copertina
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Descrizione


Filo conduttore dei saggi riuniti in questo volume è la pittura di storia negli stati preunitari italiani dal 1785, anno della presentazione a Roma del Giuramento degli Orazi di David, "manifesto" del genere in età moderna, sino al 1870, data della compiuta Unità d'Italia. Presentati in occasione delle giornate di studio, tenutesi a Roma presso la Biblioteca dell'Accademia Nazionale delle Scienze nel giugno 2008, i contributi indagano sul significato e il ruolo della pittura di soggetto storico nell'ambito della cultura europea, esaminandone, con aperture critiche sul sistema delle arti dell'Ottocento italiano, fonti, cantieri, contesti, personalità. Dai protagonisti della cultura accademica ai macchiaioli toscani, dai grandi modelli del passato alle immagini del nostro Risorgimento, dalle iconografie degli antichi maestri a quelle dei nuovi santi, dalla mitologia classica alla storia contemporanea fra cronaca e speranze deluse, il volume si propone come strumento di approfondimento e di conoscenza di un patrimonio figurativo ancora in parte da riscoprire.
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Dettagli

2008
1 gennaio 2008
287 p., ill. , Brossura
9788836612598

Voce della critica

Forme e modelli della pittura di storia, attraverso le articolate sfaccettature che connotano la cultura figurativa del XIX secolo, sono stati affrontati nelle tre densissime giornate di studi di cui il volume restituisce gli atti. Il progetto di ricerca all'origine del convegno si proponeva di riflettere su un genere che registra una serie di trasformazioni e si dimostra sensibilmente ricettivo rispetto alle esigenze culturali e politiche che, nel multiforme panorama dell'Italia preunitaria, portavano a interpretare la storia antica e a rendere esemplare la storia contemporanea attraverso le più aggiornate modalità di rappresentazione.
Un fitto intreccio di riflessioni attraversa i ventidue saggi riuniti nel testo, montati dalle curatrici Giovanna Capitelli e Carla Mazzarelli in un ordine eloquente. Ci si interroga sui diversi aspetti di questo tema a partire dai presupposti teorici: il dibattito critico sulla pittura di soggetto storico dei secoli precedenti, il riconoscimento di modelli normativi, tra fonti classiche e pittura di accademia. L'elaborazione, da parte di Onofrio Boni, di una nuova lettura dell'ideale michelangiolesco inserisce inoltre il Giudizio Universale come testo figurativo essenziale anche per la pittura di storia. Le esigenze di codificare le vicende politiche più recenti, dai fasti napoleonici di Gioacchino Murat all'epopea garibaldina, che in pittura assumono via via le sembianze del mito o della cronaca, si affiancano ai temi della storia religiosa, che racchiude le biografie di prelati di ultima canonizzazione, effigiati nelle tele della Galleria dei Santi e Beati (tappa rilevante ma poco conosciuta tra le vicende ottocentesche dei Musei Vaticani), così come i Fatti e le opere insigni del regno di Pio IX affrescati da Alessandro Mantovani nel terzo braccio delle Logge vaticane.
Tra i molteplici spunti del volume risultano significativi gli affondi sulle modalità di riproduzione delle opere d'arte, sulla pratica del disegno e sulla valenza formativa e conoscitiva della copia, dai primitivi italiani riprodotti nei taccuini dei giovani artisti francesi, alla produzione litografica di Vincenzo Camuccini, al dibattito sulla replica degli affreschi di Raffaello nelle Logge vaticane come estrema soluzione di tutela. Merita poi particolare attenzione, tra le diverse declinazioni della pittura a soggetto storico, la rappresentazione, da parte degli artisti contemporanei, del mito degli antichi maestri: una storiografia artistica in pittura in linea con il valore esemplare che la biografia assume nel XIX secolo. Lo sguardo internazionale, verso l'Europa della modernità, è assicurato nel testo anche dalle stesse biografie culturali degli artisti che, come Christian Gottlieb Schick, si muovono tra Parigi e Roma.
I testi raccolti ricompongono inoltre le trame della conoscenza di un patrimonio figurativo noto ancora oggi in maniera spesso discontinua e frammentaria e concorrono ad avviare, su diversi fronti, un censimento delle opere ancora vittime di una damnatio memoriae che le mantiene relegate nei depositi di musei e residenze.
Considerazioni su sistemi espositivi e di committenza, fonti archivistiche, testimonianze letterarie, recensioni, pubblicistica periodica sono messi in campo, ormai come consolidato strumento di lavoro, nell'ambito di un'impostazione metodologica assicurata dalla presenza di Liliana Barroero nel comitato scientifico e portata avanti da Giovanna Capitelli, che si muove nel solco delle ricerche di Stefano Susinno. Una riflessione sullo stato degli studi sull'Ottocento in Italia è infine affidata a Sandra Pinto, che analizza presupposti e criticità della mostra romana Ottocento, conclusasi a ridosso del convegno, evidenziando come sia ancora difficoltoso, nonostante gli assestamenti di metodo espressi dalla mostra Maestà di Roma, oltrepassare gli argini di una barriera ideologica che induce a compiacere le predilezioni del pubblico e dei collezionisti, e indica, con lo stile pungente dei suoi ultimi testi, percorsi di ricerca ancora da dissodare e nuove direzioni da intraprendere. Maria Beatrice Failla

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