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Metafisico è la parola che per prima mi “appare”, (dico proprio appare perché si affaccia nella mia mente) al termine di questo romanzo che ho letto lentissimamente assaporando la scrittura più della trama. Ero alla presentazione del libro alla associazione AltraMente e l’ho comprato, come molti libri, per il suo incipit intrigante. Mi incuriosiva, inoltre, quanto detto da Paolo: -Non ho mai smesso di scrivere da “Contessa” in poi.- Infatti trovi gli echi delle sue canzoni nelle digressioni frequenti che immagino siano le cose che più lo hanno divertito nella stesura. Il piacere di scrivere Divertire, proprio così. Si coglie il piacere di scrivere, di stupire, di interrompere e riprendere, di giocare con le parole, di giocare con il lettore tirando trappole oniriche e un finale sospeso. Divertire con dialoghi al limite dell’assurdo che si mescolano con le polpette della cognata Fiorella, dialoghi che entrano e escono dal sogno e... sei intrappolata nell’incantamento. Divertire con il climax, perennemente presente, con metafore e iperboli in una bella gara tra figure retoriche. La trama La trama ruota attorno alla libro-trattoria di piazza Epiro un microcosmo che è anche pretesto per parlare di Roma. Di questa trama scrive in modo eccellente Andrea Colombo su Il Manifesto il 6 aprile e offre una chiave di lettura importante. La copertina Non si può non menzionare la copertina, biglietto da visita di ogni libro. Carolina Amicarelli della redazione di Biblion, tra le tante fotografie che l’autore ha proposto, ha scelto una pistola d’epoca poggiata su una copertina di archivio. Così nella prima di copertina troneggia la pistola contornata da un cerchio. Bello questo gioco allusivo, come allusivo ai Gialli Mondadori è il cerchio di contorno. La quarta di copertina e il dorso sono rigorosamente giallo. Allusivo? Non c’è alcun dubbio. Il libro riserverà molte sorprese e molti personaggi oltre ai principali. Buona lettura
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