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Anno edizione: 2019
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Vi sono libri che suscitano nel lettore - sia egli un curioso dell'argomento o un professionista - un senso di compiutezza, di godimento e di soddisfazione intellettuale. Si pongono essi al tempo stesso come pietre miliari e punti d'arrivo di una tradizione bibliografica, e conquistano tutti, lo studente, l'appassionato e curioso musicofilo, lo storico della musica. Avvincente come un romanzo, rigoroso per l'acuta disanima e interpretazioni delle fonti, il recente libro di Cesare Orselli su Pietro Mascagni risponde a tutte queste caratteristiche, e senza clamori o facili promesse merita di essere accolto oggi come la prima compiuta biografia su uno dei maggiori protagonisti del verismo italiano. Compito per nulla semplice, perché, se da un lato la copiosa bibliografia esistente - posta a chiusura del libro e scrupolosamente distinta in Saggi, Monografie e contributi sulle singole opere teatrali - fornisce un quadro critico a dir poco eterogeneo della personalità e della produzione mascagnane, d'altro lato la spiccata frammentarietà di questo quadro, esito non proprio rigoroso delle accese e divergenti passioni suscitate dall'attività del Maestro, ha a lungo impedito una valutazione obiettiva del catalogo delle sue opere e della sua stessa vita. Con fare potremmo dire profetico, Mascagni stesso aveva sentenziato un'amara verità: "Delle mie quattordici opere, solo una, Cavalleria rusticana, è di fama mondiale. Le altre sono quasi sconosciute al grande pubblico, per quanto qualcuna di esse sia altrettanto valida se non di più" (p. 21). Con modestia pari all'importanza del suo studio, Cesare Orselli scrive: "Occuparsi di un operista vissuto forse troppo a lungo nel Novecento [?] rischia di sembrare un lavoro di ricostruzione archeologica" (p. 19).
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